Rogo palazzo Compagna. Commozione ai funerali di Tonino, Serafina e Roberto

ULTIM'ORA Mons. Nolè nell'omelia di oggi in Cattedrale: "La povertà non la vorrebbe scegliere nessuno. Diventa una disgrazia per chi vi è costretto. Avremmo dovuto intervenire prima"

Più informazioni su


    di Francesca Cannataro

    È il momento del cordoglio. E della presentazione al Padre di tre povere anime che hanno perso la vita in un modo così tragico. Le salme non ci sono, perchè ancora a disposizione degli organi inquirenti, ma la città si raccoglie nel ricordo di Tonino, Roberto e Serafina, quelle tre vite unite nel destino della morte, vite che hanno condiviso un pezzo del loro cammino.

    Nel “loro” Duomo, che chissà quante volte li ha visti passare la davanti e chissà, anche, quante volte, hanno visto affacciati da quel piccolo balconcino da dove arrivò l’ultimo grido di aiuto di Serafina. La sentita e partecipata celebrazione Eucaristica celebrata dal Vescovo di Cosenza-Bisignano, monsignor Francesco Nolè si è svolta alla presenza dei familiari delle vittime, dell’assessore Alessandra De Rosa, del Questore Giancarlo Conticchio, del Vicequestore Mario Lanzaro e di tanti cittadini che hanno gremito la Cattedrale.

    “Nessuno di noi può nascondere il disagio e la difficoltà nel celebrare questi funerari – ha detto Nolè durante l’omelia – che non dovevano essere celebrati.Di una tragedia che non doveva avverarsi, ma siamo qui a celebrare questa messa in suffragio di tre vite vittime non solo del fuoco ma della nostra indifferenza. Non è bastato il pane e una casa, che l’assistenza gli aveva dato, ma sentivano la solitudine dello stato in cui l’indifferenza della gente li aveva posti. La povertà non la vorrebbe scegliere nessuno. Diventa una disgrazia per chi è costretto. Quando alla povertà si aggiunge l’isolamento la tragedia è annunciata. Il primo nostro sentimento deve essere di preghiera ma poi è necessario un severo e serio esame di coscienza sul nostro vivere quotidiano.

    La solitudine – ha detto ancora Nolè – porta a chiudersi in se stessi e ad avere sfiducia nel prossimo. Possiamo dare tutti i beni ma se manca il cuore essi continueranno a sentirsi soli. Questi nostri fratelli erano i più poveri del quartiere, non è bastato farli mangiare, avremmo, forse, dovuto intervenire prima. Non so chi doveva farlo io parlo per me, forse dovevamo accorgercene prima, dobbiamo essere più attenti a chi sta attorno a noi. La giustizia farà il suo corso, ma noi dobbiamo sentirci interpellati nell’attenzione nei confronti della dignità del prossimo. Questa tragedia – ha concluso – diventi per noi motivo di propositi che ci portino a rivedere il nostro vivere con gli altri, la capacità di non giudicare nessuno dall’apparenza. Io spero, come tutti voi, che nessuno abbia mai appiccato quel fuoco che ha causato questa tragica morte. Non è possibile pensarlo.”. La voce tremolante e l’espressione visibilmente commossa del Pastore della chiesa cosentina sono stati un monito a tutta la comunità. Parole che hanno invitato alla riflessione.

     

    Più informazioni su