La sanità che fa notizia: Maria Dolores è viva. E felice

Affetta da una malattia neurologica degenerativa è stata salvata dall’equipe del dottor Aiello


Quel ritorno alla vita, quella stretta di mano con la normalità. E, l’amore. Quello che salva. Ogni cosa e da ogni cosa. Anche dalle più brutte. Questa è una di quelle storie che fanno bene alla vita. Una di quelle che danno una mano anche alla speranza ed esaltano, per fortuna, la buona sanità. Che, alle nostre latitudini e longitudini, purtroppo non fanno più notizia. Che peccato. Per fortuna, non è così. Oggi, una bella storia, ce la racconta Maria Dolores Ietri, 39enne, mamma felice di un bambino di 9 Angelo (angelo, non solo nel nome, angelo vero nell’anima, ndr) “Se oggi posso abbracciare e fare le coccole a mio figlio è perché ho incontrato persone straordinarie e preparate che mi hanno “restituito” la vita e alla vita.

Devo la mia esistenza al dottor Salvatore Aiello, responsabile del Reparto di Neurochirurgia dell’Annunziata”. Questa storia, per come la racconta Maria Dolores, inizia nel 2010. Un calvario. La 39enne, a seguito di una risonanza magnetica, le venne diagnosticata una malformazione al cervello. Una sentenza di condanna, inappellabile. Un verdetto terribile, come anche il suo nome: Arnold Chiari, un’anomalia congenita del cervello. Il nome spaventa, così come anche quello che comporterà la malattia. Il “male” va tenuto sotto controllo e con la somministrazione di potenti antidolorifici, Maria Dolores, riesce a mantenere sotto controllo gli spasmi. La 39enne, lotta. Lo fa per se stessa, lo fa per la famiglia, lo fa per il lavoro, lo far per una forma di attaccamento alla vita e per la vita. Le emicranie diventano parte integrante della quotidianità di Maria Dolores.

Così come i giramenti di testa, così come la stanchezza, così come la voglia di continuare a sorridere, per mascherare giornate brutte e dolorose. Ma Maria Dolores, insiste. Qualche anno dopo, l’incontro. Sacro, inaspettato, risolutivo, terapeutico. Il dottor Salvatore Aiello suggerisce a Maria Dolores a sottoporsi ad una risonanza magnetica. Ore di attesa, grande ansia e paura. I peggiori incubi per Maria Dolores, si materializzano nel febbraio scorso quando dell’esito dell’esame, esce un verdetto pesantissimo: “significativa presenza di siringomielia”. In pratica, si era formata una sitringe, una cisti di liquido nel midollo spinale che, comprimeva sotto il cervelletto, proprio nella parte che controlla il respiro.

In poco tempo, la 39enne perde la sensibilità nella parte superiore del tronco, cominciano a comparire i problemi alla vista, la debolezza muscolare, la stanchezza, il formicolio alle mani e tutta un’altra spaventosa serie di sintomi che ne minano il corpo, lo spirito e l’anima. Il dotto Aiello non ha dubbi: bisogna operare. Urgentemente. L’intervento, lungo e faticoso, è considerato a rischio. L’operazione dura 9 ore. Un’eternità. Non è semplice intervenire in quella “porzione” di cranio: bisogna decomprimerlo, aspirare la siringe e riposizione le tonsille cerebrali che, erano finito per localizzarsi nel midollo. Non solo bisogna fare anche “spazio” asportando una parte della vertebra e creando un nuovo canale per far fluire il liquido encefalico. L’intervento, per fortuna riesce. Maria Dolores, dopo tre settimane di degenza, riprende la sua vita. Riprende in mano la sua normalità. Oggi Maria Dolores è di nuovo sorridente e serena. E, consapevole di essere una “miracolata” Tanto dalla fede, quanto dalla sanità. Quella buona. Quella che, finalmente, fa notizia.

Carmine Calabrese