Annunziata, sospetta morte in corsia

Nuovo presunto caso di malasanità. Il nosocomio è di nuovo sotto accusa

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    Sospetti e lacrime. Ancora una volta le luci dei riflettori della cronaca, s’accendono sull’ ospedale dell’Annunziata. Ancora una volta, è una morta in corsia, a sbattere il nosocomio cittadino in prima pagina. Ancora una volta, la giustizia fa tremare questo “gigante”. Ancora una volta, il sistema finisce nell’occhio dei pettegolezzi dell’opinione pubblica. La storia in questione, questa volta, arriva dal reparto di Medicina, trasformato in un dantesco girone infernale. Lina Pasqua, di 56 anni, non c’è più. Uccisa, raccontano i familiari in una dettagliata denuncia, finita sul tavolo del procuratore capo della Repubblica di Cosenza, da un’infezione devastante che, ne ha minato le difese immunitarie, ne ha indebolito la reattività corporale, ne ha corroso la speranza.

    Di farcela. La 56enne, operata per ben due volte: la prima il 12 marzo scorso, la seconda sul “gong” di fine giugno, non è riuscita a rimanere ancorata alla vita. Il calvario di Lina Pasqua e dei suoi familiari (assistiti dagli avvocati Massimiliano e Paolo Coppa, tra i massimi esperti in colpa medica, ndc) inizia nello scorso mese di marzo, quando all’esito di una serie di accertamenti, viene ricoverata in Medicina per essere sottoposta ad un intervento di ileostomia (una parte dell’intestino tenue, chiamato ileo, viene portata alla superficie dell’addome per formare uno stomia, ndc). Un’operazione routinaria, raccontano le cartelle cliniche, poste sotto sequestro dalla magistratura. L’intervento chirurgico, programmato ed eseguito dall’equipe interventistica dell’Annunziata, viene seguito il 12 marzo. Ma, sempre secondo il racconto dei familiari, non da gli esiti sperati.

    La 56enne, infatti, non riscontra nessun giovamento. I dolori, le algie e sembra la tormentino, senza lasciarle tregua. Nemmeno le terapie farmacologiche e antibiotiche, sembrano essere efficaci. Resta in osservazione. Il suo quadro clinico, resta sempre complesso. Così come il suo equilibrio fisico e mentale, viene minato dalla presenza, quasi ossessiva, dei dolori. La 56enne, tra l’altro sottoposta anche a dialisi, viene nuovamente visitata. I medici, sottoponendola a scrupolosi esami clinici e a nuovi accertamenti specialistici, s’accorgono che la Pasqua ha contratto un’infezione, abbastanza pesante. Trasferita nel reparto di lungodegenza dell’Ospedale di Rogliano, la paziente viene nuovamente sottoposta ad un check up completo.

    Il 23 giugno, giorno in cui la situazione complessiva nuovamente precipita, la 56enne viene ritrasportata d’urgenza all’Annunziata, per essere nuovamente condotta in sala operatoria. Questa volta, l’intervento chirurgico, è necessario per sboccare un groviglio addominale che ha innescato, sia un’occlusione intestinale, che un’insufficienza renale. L’intervento, non da gli esisti sperati. L’infezione battereologica, contratta probabilmente in sala operatoria, respinge anche la terapia antibiotica, rendendola, inefficace. Poi, subentra un peggioramento e il decesso. Resta lo sgomento e la rabbia dei familiari, impotenti davanti ad una morte che, secondo loro, ha dell’inspiegabile. Le domande che i familiari della Pasqua, pongono alla giustizia, tramite i loro legali di fiducia, sono tanti: si sarebbe potuta evitare questa disgrazia? E ancora. Possibile che nessuno dei medici, sia dell’Annunziata che di Rogliano, si siano per tempo accorti della gravita delle condizioni della paziente.

    Ci sono specifiche colpe? Ci sono delle leggerezze specialistiche? Domande, alle quali, potrà rispondere solo la magistratura, attraverso le perizie medico-legali. Il capo dei pm, infatti, ha disposto il sequestro della salma e delle cartelle cliniche. Verrò nominato un anatomopatologo che effettuerà l’esame autoptico e la ricognizione cadaverica sulla 56enne. Ancora sospetti, ancora lacrime. E, il “gigante”, non smette di tremare.

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