Abusarono di un disabile, condannati tre ‘orchi’

Il ragazzo, affetto da disabilità mentale, è stato per anni il feticcio sessuale degli imputati

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    Occhi negli o…rchi. Ci sono storie che fanno male. Fanno male, più di un pugno nello stomaco. Fanno male, come e più di una sberla. Alla vita, all’innocenza, alla spensieratezza. Ci sono storie che, preferirei non scrivere, mai. Lo faccio, solo per un senso deontologico di dovere. Lo faccio, solo perché, anche se il mio ruolo mi impone di rimanere neutrale, limitandomi solo al racconto dei fatti, voglio testimoniare la mia piena, totale e affettuosa vicinanza alla vittima di questa raccapricciante storia. Una storia, di violenza, di abusi, di ricatti, di disumanità, di possesso. Una storia che “puzza†di libidinosa malvagità. Questa storia che ha come epicentro Praia a Mare, racconta di un ragazzo, (Emanuele, lo “battezzo†così. Emanuele, significa “Dio con Noi†è uno dei principali attributi con cui viene chiamato Gesù Cristo, riprendendo quanto era stato scritto in un passo della profezia di Isaia, ndc). affetto da una forma di disabilità, diventato prigioniero di tre “demoni†che, per anni, anche con l’omertosa partecipazione di altri “diavoliâ€, hanno abusato sessualmente di lui. I tre, comparsi davanti al tribunale di Paola, sono stati tutti condannati a cinque anni, nonché all’interdizione dai pubblici uffici, al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del ragazzo, da stabilire in sede civile. Gli imputati, Gianni Santoro, 74 anni, Maurizio Evangelista, 49 anni, e Eduardo Franco Rondina, 63 anni, sono stati condannati, in nome del Popolo Italiano. “Una condanna esemplare – hanno dichiarato i familiari del ragazzo, tirando un sospiro di sollievo. Una condanna che stabilisce una sacrosanta verità processuale: questi tre, più che uomini, sono “orchiâ€â€. Questa brutta storia, inizia nel 2012. Il ragazzo, all’epoca era poco più che ventenne. Lui, affetto, come detto da un ritardo psicologico e con difficoltà di apprendimento, pur se cresciuto fisicamente, aveva mantenuto, nella sua testa, quella tenera innocenza di un bambino. Quell’innocenza che, a colpi di abusi, gli è stata strappata dall’anima, frantumandogli anche i sorrisi e la spensieratezza. Il ragazzo, per pura malvagità, divenne il “gioco†preferito dei tre condannati e di altre “demoniache†figure, uscite anzitempo dal processo per decesso. I tre, infatti, a ripetizione, raccontano le carte processuali, si “divertivano ad abusare di Emanuele, approfittando della sua condizione di inferiorità psichicaâ€, fino a trasformarlo nel loro “feticcio†sessuale e libidinoso preferito. Ad accorgersi che qualcosa nel mondo e nella testa del ragazzo era deflagrato come una bomba, fu il padre del 20enne, incuriosito e preoccupato dagli atteggiamenti di Emanuele. Questo padre “coraggioâ€, ha fatto un lavoro di ricostruzione minuziosa per suo figlio, diventandone psicologo, confidente. Fino a farsi raccontare tutta la brutalità di cui era diventato oggetto. Le indagini dei carabinieri, hanno fatto il resto. E, come nelle più significative favole di ogni epoca, alla fine gli “orchiâ€, sono stati sconfitti. Alla fine, i buoni vincono. Sempre. Forza Emanuele.

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