Sara, anche Francavilla Marittima ‘prega’ per la sua Bimba Paradiso

La piccola morì folgorata mentre era in vacanza. Tanti i casi di guarigione, attribuiti a lei

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    La bimba “Paradiso†e la mamma “Eternitàâ€. C’è un’età per diventare un esempio di beatitudine e un modello di santità? Per chi ha fede, credo di no. Per chi crede che, alcune persone, nascano già con l’aureola da Santi in testa, nemmeno. Questa storia che, al tempo stesso, commuove e mette i brividi, dimostra che si può essere santi, anche da piccoli. E, anche se la Chiesa, com’è giusto che sia, non si sbilancia, per tanti fedeli, Sara Mariucci (aveva appena tre anni, quando morì folgorata, ndc) è uno strumento miracoloso nelle mani di Dio. Sara, secondogenita di Michele e Anna, morì mentre era in vacanza a Francavilla Marittima. Fu una morte terribile: folgorata. Quel giorno, la morte risale al 5 agosto di ben dodici anni fa, la piccola Sara, con i suoi amichetti e altri familiari, era all’interno di un lido. Dopo i bagnetti, i giochi in spiaggia, i castelli di sabbia e qualche corsa sulla battigia, Sara salì a cavalcioni di una moto elettrica. Il gettone per azionare la moto, lo teneva stretto in mano. Ma, quella sua manina, troppo piccola e troppo bagnata, non riuscì a tenerlo fermo. Il gettone, cadde, finendo per incastrarsi tra tanti altri giochini elettrici. La piccolina, intenzionata a riprendere quel suo amato gettone, senza dire niente a nessuno, scese dalla moto e si piegò per raccoglierlo. All’improvviso, quel suo sorriso radioso, spontaneo, luminoso si spense, mandando in tilt la sua vita, mandando in corto i suoi sogni e la serenità di una famiglia. Sara, morì folgorata. Senza nemmeno accorgersi di quello che le stava accadendo. Senza avere nemmeno il tempo di chiedere aiuto a mamma e papà. Sara, non c’è più fisicamente, ma, secondo tanti racconti, sentendo altrettante testimonianze, la sua presenza si sente. Nell’aria, nella vita, nel cuore dei suoi familiari. Negli occhi e nelle parole di chi, stando sempre a queste testimonianze, è stato “salvato†da lei. Sara, riposa nella cappella di Gubbio. Una cappella che per l’intera comunità umbra è diventata meta obbligatoria di un pellegrinaggio, di fede e di speranza. In questa cappella Sara non è sola, è con Mamma Morena. Non è sua mamma biologica. E’ una Mamma speciale. E’ la Mamma Celeste. Sara, infatti, ne parlava spesso a sua madre. Descriveva la bellezza di questa Mamma che, diceva era più bella di Anna, quella che l’aveva messa al mondo. Anna e suo marito Michele, ogni volta che Sara gli parlava di Mamma Morena, restavano incerti. Ma, senza mai turbare la bimba o farle domande scomode, ascoltavano la sua storia. Solo dopo un po’ di tempo, Anna e Michele si sono accorti che quella mamma Morena di cui parlava Sara, non era un’altra donna, era una Madonna. Una Mamma per eccellenza, quindi. La cappella dov’è sepolta Sara, è diventata, come detto, meta di un pellegrinaggio. Che, da quasi dodici anni, non conosce pause. La Chiesa di Gubbio, prima attraverso monsignor Mario Ceccobelli, poi tramite padre Francesco Ferrari, sta ricostruendo storie, testimonianze, sta analizzando fatti e sta verificando anche guarigioni, miracolose, attribuite alla piccola Sara per intercessione di Dio e della Madonna. Tra queste guarigioni, ce ne sono alcune che sono davvero speciali. Una delle più clamorose riguarda una signora di Latina, Antonella che dice di essere guarita dal cancro al midollo spinale dopo aver visto la Madonna con Sara, proprio davanti alla lapide in granito. Il giorno dopo il pellegrinaggio, infatti, andò a sottoporsi agli ultimi esami e poi all’operazione già programmata da tempo. Ma la risposta dell’ultima risonanza fu incredibile: non c’era più alcuna traccia del tumore. Antonella era guarita. L’altra, invece, riguarda un giovane sacerdote, di nazionalità congolese. Il prete, dopo essere stato a Roma, si trasferì in Umbria. Mentre era in terra umbra, venne colpito da un male misterioso che ne compromise tutte le funzioni vitali, esponendoli a serio rischio morte. Il giovane sacerdote, tra le tante visite, ricevette anche quella di Monsignor Ciccobelli che, oltre a carezze e parole di conforto e di fede, gli mise fra le mani una reliquia di Sara. Il giovane sacerdote, raccontano ancora, la strinse forte e guarì. Inspiegabilmente. Inspiegabilmente per la medicina, non certo per chi ha fede.

    Carmine Calabrese

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