Il Cosenza resta appeso al filo della speranza e del verdetto

Continuano a tenere banco accuse e polemiche contro tutto e tutti. L'indignazione resta altissima

Più informazioni su


    E, ora. Che succede? Il rimbombo assordante dell’eco dell’indignazione per quanto successo in Cosenza-Verona, è sempre più fragoroso. La domanda, super inflazionata e ricorrente,  che rimbalza in città, è: cosa succederà? Una domanda, con dentro tante altre: verrà data la sconfitta a tavolino? Perchè a Lecce e a Pescara (giusto per fare qualche riferimento, ndc), nonostante le condizioni del terreno di gioco, fossero, visivamente, più precarie di quello del “Marulla”, si è giocato lo stesso? O ancora, ha più colpe la società del patron Guarascio, o le ditte che hanno eseguito i lavori? O anche. Perchè si è ostinatamente deciso di “sfidare, la sorte, oltre che il Verona, e non si è disputata la partita in campo neutro? Insomma, domande a raffica, senza, almeno per il momento, risposte esaurienti. Domande e anche accuse. Tante. Quesiti e polemiche. Troppe. Tutte finalizzate alla ricerca di un colpevole. A tutti i costi. Dal pomeriggio di sabato, esattamente dallo scoccare delle 18:30, nel mirino della contestazione popolare e della rabbia, reale e virtuale, sono finiti, in rapida successione: il sindaco Occhiuto, l’assessore Vizza, il patron Guarascio, il Verona, l’arbitro Piscopo di Imperia e Castelli, l’agronomo della Lega. Tutti finiti con le spalle al muro, tutti mandati dietro la lavagna, con la testa bassa. Nessuno è stato risparmiato. Il sindaco, finito anche sotto attacco politico, è stato il più bersagliato. Gli “oppositori” dell’amministrazione comunale, hanno usato anche il calcio per mettere in “fuorigioco” Occhiuto e l’assessore Vizza. Così come, non sono state risparmiate critiche a Guarascio, presidente di B ma, accusato di “avere ancora una mentalità, organizzativa e gestionale, da C”. Se non, addirittura, da categorie ancora più inferiori. O il Verona che, probabilmente, ha sperato di non giocarla questa partita. L’effetto 10mila, anche di più, avrebbe potuto sovvertire i valori tecnici e tattici in campo e il blasone scaligero, ne avrebbe potuto risentire. Un clima di sospetti e di tensioni che, non fa bene, alla città, all’ambiente. Per il Cosenza e Cosenza, quella di sabato è stata una giornata trhilling. Una giornata che, da festosa si è trasformata in lugubre. Quasi funerea. L’unica risposta, certa, secca e, inappellabile, la darà il giudice sportivo di serie B, analizzando, interpretando, vivisezionando, parola per parola, il referto arbitrale della “giacchetta” di Imperia. La legge, anche nello sport, non ammette ignoranza e, una delle possibili “sentenze”, potrebbe essere la sconfitta a tavolino per il Cosenza, (0-3), la penalizzazione di un punto (quello d’oro, conquistato ad Ascoli, ndc) e un’eventuale e pesante multa. Ma, potrebbero esserci anche altri verdetti. Meno “giustizialisti”. Intanto, Corsi e compagni, in attesa di conoscere il responso finale, riprendono a correre in campo. All’orizzonte, c’è l’insidiosa trasferta contro il Cittadella. Si giocherà il 15. C’è il tempo per resettare tutto, anche metabolizzare le, eventuali, ingiustizie subite. Ora, non bisogna mollare. Servono testa, cuore, grinta, orgoglio e fame. Di punti, di vittorie. Serve fame. Da Lupi.

    Carmine Calabrese

     

     

    Più informazioni su