Candidatura Oliverio. Critiche del centrodestra: «Se la sua maggioranza è d’accordo si ricandidi, ma la smetta con le bugie»

FI, FdI e Cdl contestano le dichiarazioni del presidente

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    «Mario Oliverio, se la sua maggioranza è d’accordo, si ricandidi pure. Tanto a bocciarlo ci penseranno i calabresi. Ma la smetta con le bugie: non c’è nulla di programmatico né di buono, per i calabresi, in una scelta dettata dal mero istinto di sopravvivenza politica». Arrivano critiche dai gruppi consiliari del centrodestra all’indirizzo del presidente della giunta regionale, dopo l’annuncio della ricandidatura alla presidenza. Posizioni espresse in una nota a firma congiunta dei capigruppo di FI, Misto e Cdl, rispettivamente Claudio Parente, Fausto Orsomarso (FdI) e Gianluca Gallo. «Che Oliverio abbia il diritto a ricandidarsi – dicono i tre esponenti del centrodestra – non è in discussione, nonostante i pessimi risultati sin qui collezionati nella sua esperienza di governatore: a tenerlo lontano dalla Regione penseranno sicuramente gli elettori. Non può essere tuttavia taciuta la critica ai suoi anni di malgoverno ed alla sceneggiata allestita per forzare su una candidatura ed evitare che la stessa fosse discussa dai partiti del centrosinistra, che lo sostengono ma all’interno dei quali sono in questi mesi emerse voci spietatamente critiche».

    Proseguono Parente, Orsomarso e Gallo: «Se al centrosinistra sta bene uno schema in cui un proprio presidente aspramente contestato forzi la mano ai sindaci pur di riguadagnarsi una candidatura che quattro anni fa, al momento dell’insediamento, aveva solennemente giurato non ci sarebbe mai stata, non è affar nostro. Come non è affar nostro disquisire di una candidatura figlia della nomenclatura Pd e di simboli amministrativi, come l’esperienza reggina della giunta Falcomatà, manifestamente fallimentari. Ma presentarla come tappa di un cammino luminoso, per portare a compimento progetti in itinere, ebbene questa è una menzogna». Dal generale al particolare: «Sulla sanità, in tutti questi anni, la Calabria è stata ostaggio delle lotte interne al Partito democratico, a livello regionale come sul piano nazionale. Oliverio non ha fatto altro che litigare, coi suoi e col commissario nominato dal suo partito, solo sulle postazioni di potere, mentre ad oggi non c’è una sola pietra dei nuovi ospedali già finanziati e mentre i direttori generali delle Asp nominati proprio dal presidente chiudono bilanci con pesanti passivi. Più o meno quel che accade nel comparto agricolo e nel campo dei trasporti e del turismo, dove dal 2015 ad oggi si sono registrati solo annunci e bandi prorogati all’infinito e sommersi dai ricorsi». Non meno tenero il giudizio su quanto fatto sul versante infrastrutturale, caratterizzato «da una mancanza di strategia foriera dell’isolamento della Calabria rispetto al resto d’Italia, situazione che quasi fa rimpiangere l’esperienza pure devastante di un’altra coalizione di centrosinistra, quella guidata da Loiero». Altro punto discusso, il richiamo alla legalità.

    «Secondo il consolidato costume della sinistra – incalzano Parente, Orsomarso e Gallo – Oliverio si arroga il diritto di considerarsi duro e puro, da detentore dello scettro della purezza, come a dire che corruzione ed illegalità albergano naturalmente tra le fila dei suoi avversari. Forse confonde il nostro senso del garantismo, che più volte ci ha portati a non confondere la politica con le vicende giudiziarie, con la smemoratezza che gli è propria. E dimentica che, in realtà, negli ultimi anni non v’è stata inchiesta, o quasi, che non abbia visto coinvolti, direttamente o indirettamente, personaggi e figure vicini al centrosinistra. L’emblema di una gran bella faccia tosta, con la quale si è governata la Calabria trascinandola nel vuoto anche culturalmente, con la programmazione piegata ad una distribuzione a pioggia delle risorse in favore di chi piega il capo pur di ottenere il finanziamento, come se cultura fosse inchinarsi ai potenti di turno». Situazioni e vicende che inducono FI, FdI e Cdl ad invitare il presidente della giunta regionale «a prestare maggiore attenzione al governo della Calabria, più che alla propria campagna elettorale, lanciata più d’un anno prima dalla scadenza naturale del mandato: a meno che il presidente non pensi a dimissioni anticipate, che incontrerebbero il nostro pieno favore e che lo sollecitiamo a voler presentare quanto prima, si apre una stagione in cui il governo della Regione ed una campagna elettorale saranno confusi. Un prezzo altissimo per la Calabria. Faremo in modo che questo non avvenga».

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