Ottantuno candeline per il frate-ultrà

Oggi è il compleanno di Padre Fedele. Il "Monaco" regala e si regala sorrisi, perdonando anche ci l'ha spinto nel precipizio della cattiveria

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    COSENZA – Quel Padre … Fedele alla Misericordia di Dio. Ci sono uomini di fede che, come altri e più di altri, vivono la loro missione eucaristica, portando il peso della Croce. Lo fanno, con impegno e con costanza. Lo fanno, con convinzione e devozione. A Dio. Alla promessa di consacrarsi che hanno fatto al Signore, prendendo i voti, indossando un abito talare e rinunciando a tutti quei beni terreni e materiali che, secondo la teologia, allontanano da Dio, facendo smarrire la retta via. Tra questi, sicuramente, uno abituato a sentire e vivere con il peso della Croce sulle spalle, a sentire e vivere con la corona “spinata” dei peccati attribuitegli, con le calunnie, sanguinanti come “stimmate”, è padre Fedele Bisceglia. Per tutti il “Monaco”.

    Pur essendo stato prima travolto da un violento tsunami giudiziario e poi, assolto dalle accuse, pesanti ed infamanti che gli erano cadute addosso come macigni, padre Fedele ancora non è stato “scagionato” dalla Chiesa cattolica che, dopo averlo sospeso a divinis, avergli impedito di celebrare messa ed avergli sfilato il saio francescano addosso, non l’ha ancora, pienamente, reintegrato. Oggi questo Monaco, missionario di pace, predicatore di speranza, difensore degli ultimi, dispensatore di perdono ed “accoglitore” di anime disperate, ha la stessa devozione a Cristo che aveva all’inizio della sua vita monastica. Martedì compie 81 anni. Di questi 81 anni, più della metà li ha passati dentro un saio.

    Li ha vissuti celebrando messe, li ha passati sfamando i poveri, li ha dedicati ai suoi amati ultimi, alle sue missioni in Africa, ai suoi studi e al “suo” Cosenza. Quel Cosenza, di cui è stato anche presidente (era il 2004, l’anno dopo la sparizione dei Lupi dalla mappa del calcio che conta, l’anno dei due Cosenza, il 1914 e l’Fc, ndc), quel Cosenza che spinge con il suo “Maracanà”. Martedì padre Fedele spegnerà 81 candeline. Per la sua festa, ha invitato tutti. I poveri, gli ultrà, tutti coloro che gli sono stati e gli sono costantemente vicino e anche chi l’ha accusato, chi l’ha calunniato, chi l’ha spinto in un precipizio di menzogne, cattiverie e bugie. In quel precipizio c’è rimasto 13 anni. Tredici anni, in cui ha amato e pregato, perdonato e sorriso, accolto e guarito chi aveva bisogno. Tredici anni che l’hanno fatto sentire più vicino a Cristo, portando il peso di quella croce.

    Carmine Calabrese

    foto di Osvaldo Spizzirri

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