Sospensione Tansi: quando la burocrazia è stranamente… velocissima

Nessun ritardo procedurale contro il provvedimento disciplinare nei confronti del dirigente della Prociv

Più informazioni su


    Un cartellino “rosso”. Che pesa. Che penalizza, eccessivamente, un ottimo professionista e che fa vacillare la credibilità istituzionale, politica, burocratica e procedurale della Calabria, già affossata da emergenze complicate che, ne mettono, costantemente a rischio la sua immagine. Il cartellino “rosso, sventolato a Carlo Tansi, destinatario di un provvedimento di sospensione in qualità di dirigente del Dipartimento della Protezione Civile, tra l’altro a pochi giorni dalla scadenza naturale del suo mandato, è un atto che fa male. Fa male alla regione, fa male alla Prociv, fa male a tutti, indipendentemente dalle loro convinzioni partitiche o dalla loro appartenenza politica. Dal momento della sospensione, tutti, davvero tutti, tanto a destra, quanto a sinistra (semmai ancora esistessero, ndc) si stanno affrettando, con una certa insistenza, a ribadire che il provvedimento, è di natura burocratica, più che politica.

    Sarà, ma quella di Carlo Tansi, apprezzato geologo, profondo conoscitore di tutti i mali ambientali che hanno colpito questa nostra malandata regione, stimato ricercatore del Cnr e dirigente della Protezione Civile, sembra tanto una bocciatura. Più politica, che burocratica. Stranamente la burocrazia, soprattutto alle nostre latitudini e longitudini, fatta di lunghe attese, di infiniti intoppi, di continui ritardi, dimostra tutta la sua efficienza e rapidità nei confronti di un uomo che, proprio per la sua trasparenza, proprio per la sua professionalità, proprio per la sua “allergia” ad accettare compromessi e patti con la politica e la partitocrazia, paga dazio. Pesantemente.

    Questo nostro articolo, teniamo a precisare, non è, men che meno vuole essere, un’accorata ed appassionata difesa d’ufficio a Tansi. Non ne ha bisogno lui. Non serve a noi. Come giornalisti, rispettando fedelmente il nostro “giuramento” alla deontologia, ci limitiamo, solo, come il nostro dovere ci impone, a raccontare i fatti. Forse, l’unica eccezione che ci siamo voluti concedere, è quella di una riflessione, fatta prima da cittadini calabresi che da cronisti. Carlo Tansi, nel dirigere la Protezione Civile, ha accettato di raccogliere una situazione complessa e, per alcuni aspetti, ingarbugliata. Fatta di carenze gestionali, fatta di lacune organizzative, fatta anche di penuria di uomini e mezzi. Carlo Tansi, quella divisa della Prociv l’ha indossata con orgoglio, come una seconda pelle. Quasi come se fosse il simbolo-bandiera di una squadra di calcio.

    Quasi, come se fosse un supereroe. E, un po’, lo dobbiamo ammettere tutti, un supereroe lo è. L’ha dimostrato. Ogni volta che la Calabria ha avuto bisogno di “riemergere” dal fango delle alluvioni, di liberarsi dalle macerie polverose dei disastri della natura con la complicità dell’uomo, lui c’era. Era tra gli uomini silenziosi, era tra gli eroi che mettono, costantemente, la propria vita al servizio degli altri. Come i pompieri, come i poliziotti, come i carabinieri, come fanno tutti gli uomini e le donne delle forze dell’ordine. Carlo Tansi, probabilmente, piace, proprio per questo. Per questo suo modo di essere un’eccellenza calabrese, con indosso l’uniforme della semplicità, dell’umiltà, dell’essere un professionista della Calabria che si è messo a disposizione della Calabria. Ma, ora quella Calabria che gestisce il potere, che detta le regole, che scrive e riscrive, a suo piacimento, sulla propria “lavagna” l’elenco dei buoni e dei cattivi, a Carlo Tansi, ha girato le spalle. Ma, prima di farlo, gli ha sventolato, il proprio dissenso. Come un cartellino rosso.

    Mafalda Meduri

    Carmine Calabrese

    Più informazioni su