Rende(Pd): Se dissesto fa rima con disastro…

La consigliera comunale interviene sulla questione

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    Ditemi come si fa ad affermare che “tanto non cambia niente”? Non è così – scrive in una nota la consigliera comunale Bianca Rende. Col dissesto comunale diventa obbligatorio e irreversibile applicare sempre il massimo delle tariffe dei servizi sulle spalle dei cittadini. Col dissesto può essere messa in dubbio l’onorabilità degli amministratori prevedendo la loro incandidabilità per dieci anni, qualora non riconoscano i debiti fuori bilancio individuati da una Commissione ministeriale ad hoc. Tutto ciò – continua Bianca Rende – con la conseguente responsabilità in danno a chi abbia violato le procedure previste dalla legge sulla contabilità erariale e cioè la copertura della spesa e la deliberazione di un organo collegiale. Forse non sentiremo più un fiotto di panzane sulla navigabilità dei fiumi, la tomba e il cavallo di Alarico, il nuovo stadio, la cripto moneta del Bruzio per i poveri, il bilancio dell’Amaco, i cinque milioni di turisti… ma più prosaicamente dovremo “scoprire la manina” di chi, per esempio, ha ordinato l’esecuzione di lavori senza preoccuparsi della copertura di spesa o dell’autorizzazione degli organi collegiali, svuotati dall’urgenza elettoralistica o dalla moda decisionistica. Da sempre, ormai, nei Comuni il bilancio di previsione è diventato pura finanza creativa non attendibile, con rigonfiamenti nominali dei residui attivi e passivi che nascondono la polvere sotto il tappeto. Quale credibilità e attendibilità può avere il nostro bilancio di previsione alla vigilia di un pronunciamento delle Sezioni riunite della Corte dei conti, dopo il pronunciamento e la proposta di dichiarare il dissesto da parte della Sezione regionale della magistratura contabile? Serve solo a evitare lo scioglimento immediato e a rabberciare la stessa maggioranza politica, che teme di essere mandata via e sfiduciata e che per questo ricorre a furbate e ricatti, dimenticando di essere corresponsabile del fallimentare operato amministrativo, per non aver rispettato i patti sottoscritti col pre-dissesto ed anzi avendo aggravato il quadro finanziario anziché riequilibrarlo. Un mutuo ventennale obbligatorio senza oneri per lo Stato bloccherà l’evoluzione interurbana, limitandosi all’attesa dei fondi europei che però non si occupano di gestione dei servizi di una città unica, rischiando l’abbandono di “cattedrali nel deserto” che non si potranno far funzionare o i cui costi di gestione saranno impossibili da sostenere. Come si gestiranno con meno fondi di spesa corrente, ad esempio, i trasporti dell’Amaco e della metropolitana leggera, il piano sanitario nella parte socio-assistenziale di competenza comunale, la formazione scolastica di base. Qual è dunque la vera massa debitoria del Comune, oltre a quella delle sentenze già passate in giudicato? Dovremo aspettare, per sapere la verità, l’arrivo della Commissione ministeriale che dovrà anche indicare la procedibilità per la sua corretta estinzione dopo che – e se – gli organi politici saranno spogliati delle loro competenze sulla gestione finanziaria del Comune e si ridurranno a un bla-bla-bla?

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