La spiritualità del Natale ‘accende’ il reparto di Oncopediatria dell’Annunziata di Cosenza

Come ogni anno, si rinnova il tradizionale appuntamento con il concerto di Natale, dedicato ai bambini ricoverati nel reparto del nosocomio cittadino

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    COSENZA – L’atmosfera è quella tipica della festa. Ma, questa è stata una festa nella festa. Una festa che ha visto protagonisti i bambini. Bambini che, per un giorno, dimenticando terapie, farmaci, visite, hanno “zittito” con la musica il frastuono della sofferenza e della tristezza. Il coro Mater Dei, diretto dal maestro Carmela Martire, ha avuto il potere, come solo il Natale e la spontaneità dei bambini sanno fare, di far “nevicare” emozioni e commozioni.

    “Per noi – esordisce il maestro – prima che un dovere, è un piacere essere qui. È il nostro modo di portare il suono della Speranza, la melodia della Vita, scritta sul pentagramma del coraggio e della forza. Questo – continua – è un momento di ritrovo e di riflessione ma – come tiene a sottolineare sempre la dott. ssa Daniela Borselli – è anche un emozionante momento spirituale.

    La commozione, con il passare dei minuti, cresce, come l’intensità dei canti, come la forza della musica che, sembra quasi voler travolgere i bambini e le loro famiglie e farli sorridere al ritmo. Il dottor Domenico Sperlí, primario del reparto, ascolta in silenzio e i suoi occhi lucidi, brillano come le lucine dell’albero di Natale.

    “Oggi ma, non solo oggi dobbiamo suonare e far suonare la vita. L’importanza di questo coro non è solo legata alla bravura dei suoi componenti ma, alla loro straordinaria sensibilità. Non si è buoni solo a Natale, dobbiamo imparare tutti ad esserlo tutto l’anno, tutti i giorni. Noi – come medici ma, anche come padri e madri di famiglia – proviamo quotidianamente a fare del nostro meglio, anche oltre il nostro meglio, per dare risposte a questi nostri piccoli eroi e alle loro famiglie. Ringrazio il coro, ringrazio i bambini e loro famiglie. L’ospedale, non è, non deve essere visto, solo, come un ghetto, come un luogo di sofferenza ma, come un posto dove la vita entra e, come oggi, suona tutta la sua dolcissima melodia”.

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