Maggiore sicurezza e qualità per l’agroalimentare calabrese!

Il problema c’è e va affrontato, sensibilizzando tutti i componenti delle diverse filiere a una più accorta gestione delle materie prime

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Negli ultimi giorni si è letto di interventi degli organi preposti al controllo sugli alimenti che hanno portato a sequestri in diversi settori dell’agroalimentare calabrese, dalla frutta e verdura, ai formaggi, per finire a quello più importante nel campo della trasformazione delle carni in provincia di Vibo Valentia.

Se l’argomento non avesse avuto un’importante valenza sulla salute dei consumatori e sull’impatto negativo in ambito commerciale, si sarebbe fatto a meno di parlarne.

Si ritiene, invece, inutile nascondere la testa sotto la sabbia: il problema c’è e va affrontato, sensibilizzando tutti i componenti delle diverse filiere a una più accorta gestione delle materie prime finalizzate alla trasformazione o alla vendita di prodotti destinati all’alimentazione umana.

Non si parla di qualità, tema peraltro importante, ma di idoneità di prodotti che si sono dimostrati non conformi alla normativa vigente dal punto di vista della sicurezza e immessi sul mercato.

La Calabria è una regione che funziona in molti ambiti a macchia di leopardo, sia dal punto di vista dei controlli sia dal punto di vista della qualità delle produzioni: a fronte di alcune eccellenze, ad esempio il sistema di tracciabilità della Patata della Sila a marchio comunitario IGP o dei salumi DOP di Calabria, ci si trova di fronte a territori che sono veri e propri porti franchi dal punto di vista del rispetto delle normative vigenti in tema di sicurezza alimentare.

Il sequestro di una notevole quantità di salumi, avvenuto a Spilinga (VV) nei giorni scorsi ad opera del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Catanzaro, ne è la dimostrazione: sequestro avvenuto tra l’altro in un territorio che aspira al riconoscimento europeo della qualità delle produzioni salumiere.

La notizia, finita perfino sul sito dell’European Food Agency (EFA), ovviamente non aiuta la nostra regione e le ottime produzioni calabresi.

Sull’argomento è intervenuto immediatamente Giorgio Durante, responsabile regionale del Movimento Difesa del Cittadino, associazione di consumatori membro del CNCU (Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti), nonché Maestro Assaggiatore di Salumi dell’organizzazione nazionale ONAS.

Il numero di controlli alimentari e le risorse loro assegnate stanno diminuendo in tutta Europa. Questa è la tendenza che emerge dal rapporto Keeping Food in Check, pubblicato in questi giorni dalla BEUC, unione dei consumatori europei. Il rapporto – dichiara Durante – mostra come i governi nazionali, purtroppo, stiano tagliando le risorse per controllare gli alimenti. Anche i prodotti potenzialmente atti a provocare intossicazioni alimentari (come carne, uova e latticini) subiscono sempre meno controlli. Per quanto riguarda l’Italia, il documento appena pubblicato sottolinea che su un totale stabile di impianti produttivi aperti, il numero degli impianti ispezionati è calato dai 470mila nel 2008 a circa 176mila nel 2017. Questo fenomeno – afferma ancora Durante – è ancora più evidente in regioni come la Calabria, che presentano una serie di altre patologie congenite. Sul caso specifico, accaduto nel vibonese, di produzioni alimentari il cui successo commerciale a livello mondiale di alcuni insaccati induce di per sé l’entrata sul mercato di nuovi player, avventurieri privi delle specifiche competenze e soprattutto della conoscenza della normativa vigente, sperando nell’indulgenza o negligenza di chi è preposto ai controlli, i consumatori – suggerisce il responsabile MDC devono imparare a leggere le etichette e capire soprattutto dalle indicazioni di rintracciabilità l’origine del prodotto. Acquistare prodotti con certificazioni comunitarie, come ad esempio DOP, IGP, STG, è sicuramente una modalità corretta per effettuare acquisti sicuri”.

Stefania Rota, presidente del Consorzio di Tutela e Promozione dei Salumi di Calabria DOP, è convinta che i controlli e la repressione non bastano, nonostante siano necessari. “C’è la necessità di formazione e di informazione degli operatori del settore agroalimentare, non ci si può avventurare in iniziative produttive senza le necessarie autorizzazioni e conoscenze tecniche. Nell’agroalimentare ne va di mezzo la salute dei consumatori e la leggerezza o inadempienza di un solo produttore può danneggiare un intero comparto. Quanto accertato dai NAS in un comprensorio in forte crescita produttiva, ovvero quello del Poro, non può non avere conseguenze anche collaterali. Il Consorzio di Tutela e Promozione dei Salumi di Calabria DOP che da poco ho l’onore di guidare – ha affermato la Rota – cercherà di lavorare proprio sui temi della formazione e dell’informazione, con l’unico obiettivo della qualità e della sicurezza della produzione di salumi in Calabria, che oggi rappresenta un comparto in forte crescita, sia per fatturato che per unità occupate”.

Continua la presidente Stefania Rota: “un ambito dove nulla può essere più lasciato all’improvvisazione. seguiamo con piacere alcune iniziative di taluni territori, dove nascono progetti che riteniamo importanti, ma che a mio parere vanno ricondotti, in modo collaborativo, in ambiti più istituzionali. A tutela dei produttori, per una crescita qualitativa delle produzioni e quantitativa dei mercati ormai globalizzati, è sbagliato pensare che si possa andare da soli: le reti, le collaborazioni, il confronto, sono di fondamentale importanza. Questa è una delle ragioni per cui il Consorzio si avvarrà dei tecnici e dei formatori ONAS, al fine di introdurre innovazione tecnologica e know how in un settore tradizionale, ma che non può non guardare ai mercati mondiali, motivo per cui bisogna essere attrezzati”.

 

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