Giovanni Impastato a Diamante per il Mediterraneo Festival Corto

Una riflessione corale su mafia e dintorni

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    Ieri, a Diamante, si è svolta una serata di impegno civile e cultura, quelle di cui ci sarebbe bisogno più spesso, perchè ti accorgi subito che fanno bene all’anima, che la sollevano dallo sconforto di certi momenti e dalla sfiducia di altri. Vero è che la leggerezza dell’estate è legittima e necessaria, e difatti i prossimi appuntamenti che ci attendono sulla Riviera dei Cedri saranno anche all’insegna di essa, tuttavia è sempre più raro nella nostra zona che ci si soffermi a riflettere su tematiche importanti, come la mafia, e lo si faccia utilizzando un mezzo diretto e coinvolgente, quale è un corto cinematografico.

    All’interno del Mediterraneo Festival Corto (curt’ e mal’ cavat’), infatti, si è tenuta quasi una chiacchierata informale con Giovanni Impastato, fratello del compianto Peppino, Gregorio Mascolo, regista di La mafia uccide, il silenzio pure, Annalisa Insardà, attrice e, per l’occasione, presidente di giuria.

    A fare da padrona di casa, la giornalista Mariella Perrone, abile nel condurre il dibattito, rendendolo niente affatto pesante, rimarcando di volta in volta concetti forti e, ribadendo, senza tema di smentita tra i numerosi presenti, che davvero “la mafia è una montagna di merda”.

    Le immagini de I cento passi si sono alternati a quelle del bel film di Mascolo e del corto della stessa Isnardà, che ha dimostrato di saper anche cantare, oltre che recitare.

    Momenti di riflessione e commozione si sono avuti, soprattutto nell’ascoltare le parole limpide di Felicia, madre di Giovanni e Peppino, simbolo di un Sud che, attraverso le sue figure di donne coraggio, invoca un riscatto, arrivando a pagare per questo un prezzo altissimo, quale può essere la perdita di un figlio.

    Nessun perdono, ha detto convintamente Felicia, solo giustizia. L’ha pretesa il corpo di Peppino fatto a brandelli, i suoi anni di studio e di impegno civile, le sue poesie. Reo solo di aver legato suo malgrado la propria morte a quella della notizia del ritrovamento del corpo di Aldo Moro, Peppino Impastato è diventato quella Bellezza che invocava e che indicava come unica strada verso la salvezza individuale e collettiva.

    Ma qui, in terra di ‘ndrangheta, siamo ancora forse poco sensibili a questi ideali, prova ne è l’assenza ieri sera di molti esponenti politici locali, fatto salvo per l’assessore Maiolino, che ci saremmo aspettati di vedere; eppure, gli ultimi fatti della cronaca estiva lasciano presagire una recrudescenza del fenomeno, lo ha sottolineato nel suo intervento anche Angelo Serio, referente di Libera.

    Il nome di Impastato ancora disturba, e questo per lui e la famiglia è un vanto, ma, se la mafia uccide e il silenzio pure, noi proprio per questo continueremo a parlarne e a fare ironia sulla montagna puzzolente che è, ancora insieme con Peppino da Radio out.

    Tania Paolino

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