“Dopo l’ultimo concerto, futuro e gerundio nella mia vita: vivrò vivendo”

Stefano D’orazio, batterista dei Pooh, racconta il suo viaggio musicale lungo 50 anni.“A Cosenza, tornerò presto, ho in mente dei progetti importanti”

Più informazioni su


    Eboli 29 Ottobre. Concerto dei Pooh. Arrivo al Palasele con largo anticipo. L’emozione di rivederli tutti e cinque assieme, mi fa pensare che in fondo i lunghi 50 anni di musica e palcoscenico che Roby, Dody, Red, Stefano e Riccardo stanno festeggiando, proprio non sono passati. Hanno tutto dalla loro parte – nonostante mezzo secolo di musica e parole – sono impeccabili, puntuali, precisi come sempre. Un giornalista non dovrebbe mai confessare le proprie emozioni quando scrive, ma stavolta il lungo abbraccio con tutti loro ed in particolare con Stefano D’Orazio, mi fanno percepire che la mia ,ma forse anche la loro emozione è davvero tanta. Red scrive al computer, Roby si diverte a posare per foto improbabili, Dody finge di non ricordarsi di me, Riccardo riscalda le corde vocali e Stefano mi coccola tanto da farmi venire voglia di non lasciarli piu.

    Poprio Stefano ha un legame particolare con la città di Cosenza, ci viene spesso sia per motivi di lavoro che per affetti personali, è una fucina di idee e di progetti, tanto da sottolineare che presto ci ritornerà, ma che “altro non può dire”. Giusto. Si parla di Pooh. – “come vivi i tuoi 50 anni musicali? ” – gli domando – “ 50 anni di musica e lavoro, a vederli e rivederli così, sembrano essere passati in un attimo “ dice .“ Questi anni hanno avuto una bella storia fatta di fatiche, fortuna, lacrime. Tutto all’inizio sembrava un gioco e per lungo tempo è andato avanti come un gioco. Noi alla nostra musica abbiamo chiesto tanto, ci siamo interrogati come uomini, come persone che più o meno a turno si sono scontrati con le fatiche del cuore, abbiamo supportato e denunciato temi sociali che erano tabù, una tra tutte l’omosessualità, scrivendo Pierre, e devo dire che la musica ci ha risposto. Volevamo stupire, crescere, essere guardati dal pubblico che ci seguiva, ed abbiamo colorato la nostra musica, rendendo visibili le canzoni. Ci siamo inventati laser, fumogeni, effetti speciali, abbiamo sperimentato ogni volta cose nuove per poi arrivare alla fine del nostro film, dopo 50 anni ,e scoprire che di lavoro ne abbiamo fatto tanto, spendendoci fino allo stremo” Una sorta di evoluzione darwiniana la loro, che inizia dal guidarsi da soli la macchina negli spostamenti, a scaricare gli strumenti , fino all’arrivo del primo tecnico e poi del secondo, fino a formare una grande famiglia ambulante dove ognuno ha il proprio ruolo e la propria specificità. “per quanto mi riguarda – prosegue Stefano” sono arrivato ai tempi supplementari della mia vita , e il mestiere del Pooh in tutti questi anni mi ha dato tanto ma mi ha anche tolto tante cose. Del resto se si vuole fare una cosa sola, la si deve fare bene, e la famosa bottiglia da un litro la puoi riempire di un unico elemento. Quando nel 2009, ho deciso di scendere dall’astronave dei Pooh, mi sono guardato attorno ed ho visto che c’erano tante altre cose belle ed interessanti da fare e vedere. In questi anni di pausa, ho fatto cose simili a quello che già avevo fatto, ma se dovessi tornare indietro, non ripercorrerei la stessa strada . Perché, rinneghi ?- domando – “Assolutamente no, ma dopo i sessant’anni non puoi replicare te stesso, devi iniziare in un certo senso a scommettere sul futuro. Allora da domani nella mia vita c’e’ il tempo futuro ma anche il gerundio, quindi “vivro’ vedendo” ciò che accade sotto i miei occhi, avendo memoria di tutto il mio passato. Hai rapporti e cose da recuperare una volta sceso dal palco?  “Sostanziialmente no, ma dopo tanto tempo non si può pretendere di fermarsi nella propria città e pensare di ritrovarla così come l’hai lasciata. Anche le conoscenze sono mutate, a volte non ritrovi qualcuno, perché è andato via prima di me. Ma questa è la storia scritta dalla vita di ciascuno di noi. Niente è uguale al giorno prima.” Come vivrai l’ultima data della vostra Reunion? – “ Suoneremo a Bologna, e dopo spero sinceramente di avere molto tempo per farmi una bella dormita! A parte questo desiderio, io vivo ogni sera il concerto come se fosse già l’ultimo, perché so bene che in quella città non ci tornerò più per suonare. Prendo tutto dal pubblico ma so di avere dato tanto, anzi tantissimo, dunque non mi sento né in debito, né in credito con loro. Continuiamo a raccontare le nostre storie con la stessa energia degli anni passati, ma siamo consapevoli che il nostro viaggio sta volgendo al termine, e che se la musica dei Pooh deve continuare, lo farà senza di noi. Andrà avanti al di la di noi Pooh”.


     

    Terminiamo la nostra chiacchierata, che in fondo ha il sapore di un malinconico commiato professionale ma non umano. Probabilmente questo sarà anche per me l’ultimo articolo che scriverò sulla storia dei Pooh. Li ho seguiti per ventisei lunghi anni, e anch’io ho preso tanto da loro. Ho avuto l’onore di conoscere Valerio Negrini , ed un brivido mi ha pervasa quando i suoi amici per sempre lo hanno ricordato. Un saluto silenzioso e i nostri occhi che stavolta cercano di non incrociarsi per non tradire emozione. “Noi ed il nostro pubblico siamo stati bene insieme” mi dice Stefano – Un abbraccio e la porta del camerino si chiude alle mie spalle. Tra poco inizia lo spettacolo ed io, stavolta, non posso fare a meno di commuovermi.

     

    (Francesca Pecora) 

     

    Più informazioni su