Sanità. Armatevi di rassegnazione e (non) partite. Anzi, neanche partecipate!

Stamattina alla manifestazione indetta dalla Cgil ci si aspettava forse più partecipazione


Oggi, per Cosenza e per l’intera Calabria, almeno nelle intenzioni della Cgil, doveva essere il giorno della protesta, dell’indignazione, della contestazione di piazza. Ma, nonostante l’impegno profuso dagli organizzatori, nonostante le straordinarie misure di sicurezza (strade chiuse, traverse transennate, poliziotti e carabinieri in divisa e altri mascherati tra la gente, il giorno della protesta si è trasformato in un giorno qualunque. Segnato dal sole cocente, dall’aria calda e dalla rassegnazione altissima. Sì, perché, la giornata è stata un flop o, se preferite, un bluff che Cosenza e la Calabria, hanno fatte a se stesse. Si può dire, infatti, che a Cosenza (non proprio) tutti sono favorevoli di mettersi in marcia per la salute! Ci si aspettava una grande folla, più partecipazione ed invece poche centinaia di persone. Segno di un atteggiamento ormai rassegnato e remissivo. Forse è meglio, fa più scena, indignarsi sui social. Meglio, c’è più visibilità. E, poi, vuoi mettere la bellezza di sentire il telefono trillare ogni volta che t’arriva una notifica che t’annuncia il “mi piace” al malcontento contro tutto quello che non funziona? Perchè scendere in piazza? Perchè rischiare di metterci la faccia. E, senza like. Ma, in fondo, è così. Lo insegna la storia. Siamo, ci sentiamo, ci hanno fatto sempre sentire, ci hanno convinto di essere diverse. Di essere figliastri, di essere di una serie inferiore. Di essere calabresi, di dover pagare un dazio. Altissimo. Vivere senza diritti, sopravvivere senza certezze, andare avanti, così. Alla giornata. Anche le bandiere rosse, un tempo simbolo di una lotta sentita, partecipata, vera, hanno poca voglia di sventolare. Anche loro, orfane di una sinistra che non sa più chi è, che fa, dove va e che cosa vuole fare da grande, sono state spazzate via dalle folate di vento della rassegnazione. Che tristezza. Ecco che, allora, da cronista, mi ritrovo a scrivere un pezzo nostalgico e ad evidenziare che quella di stamattina doveva essere una marcia, il momento di dare un segnale forte per scongiurare che il Piano Sanitario regionale spogli Cosenza e tutto il territorio delle strutture ospedaliere, recando, così, grave pregiudizio al diritto alla salute dei cittadini. Duole però constatare che è mancata proprio la partecipazione di una buona parte di cittadini. La manifestazione era aperta a tutti, dai Comuni alle associazioni di categoria, ai sindacati, agli stessi operatori della sanità, agli esponenti e ai partiti politici, ma soprattutto alla gente. Si, proprio a quella gente che stamattina anziché marciare per i suoi diritti ha deciso di disertare. Di scegliere di passeggiare, dall’altra parte della città.

Mafalda Meduri

 

Foto di Francesco Greco