‘Ndrangheta, Arcangelo Badolati ‘smaschera’ santisti e ‘ndrine

L'ultimo libro del caposervizio di Gazzetta del Sud è un attacco all'antistato

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    La casa editrice cosentina LPE (Luigi Pellegrini Editore, ndc) può vantarsi di avere tra gli autori presenti nel suo catalogo giornalisti e scrittori calabresi, tra gli altri, dello spessore di Enzo Ciconte, Pantaleone Sergi, Attilio Sabato, Pasquino Crupi, Arcangelo Badolati. Questi appena citati si sono occupati o si occupano del fenomeno sociale, economico e politico della ‘ndrangheta, organizzazione mafiosa che per la sua efficienza e capacità di penetrazione ha abbandonato gli stereotipi dell’onore e del comparaggio al punto da sembrare la trasposizione applicativa dei master della Bocconi, di Yale o di Howard. Arcangelo Badolati, nel suo ultimo lavoro “Santisti & ‘ndrine – Narcos, massoni deviati e killer a contratto”, edito appunto dalla LPE, racconta i business della ‘ndrangheta in Europa, nei paesi del nord, centro e sud America, nel continente australiano, e i relativi legami con le organizzazioni locali e con la macchina della politica, attraverso patti e contratti, segreti o meno, che influenzano sensibilmente la vita nei luoghi in cui va a radicarsi. Una realtà ben diversa da quella “romantica” raccontata dai cronisti Luigi Malafarina e Giuseppe Parrello, entrambi scomparsi, ai quali l’autore dedica il lavoro. Ma nel testo Badolati, che è anche coordinatore del Comitato Scientifico dell’Osservatorio calabrese “Falcone-Borsellino” e la cui produzione letteraria sull’argomento ‘ndrangheta è davvero corposa, si sofferma anche sui rapporti tra gli esponenti dei “locali” calabresi (ormai presenti non solo in regione) con le massonerie non riconosciute e con i poteri decisionali delle Istituzioni, occulti e palesi, sottolineando le relazioni con Paesi dell’Est europeo, dai tempi delle migrazioni degli albanesi, e soprattutto con i Paesi del Corno d’Africa e del Mediterraneo per la gestione dei traffici illegali di rifiuti tossici e radioattivi. Il giornalista e scrittore di Palmi, come in altri suoi lavori, evidenzia anche in questo testo il “rigore metodico” e la “ritualità” della ‘ndrangheta, fenomeno che, come la mafia in Sicilia o la camorra in Campania, ha creato falsi e pericolosi “miti” in una terra economicamente disastrata, contribuendo alla disparità e al gap statistico tra grandi ricchezze e grandi povertà in Calabria.

    Letterio Licordari

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