Morì in ospedale, il gip ‘boccia’ la Procura

Rigettata la richiesta di archiviazione. L'avvocato della famiglia: "ci sono precise responsabilità mediche"

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    Storia di un calvario infinito. Pre e post mortem. Ci sono storie di presunta malasanità che diventano gialli. Storie di sofferenza e di mancate verità. Storie in attesa di avere giustizia. Una di queste, è quella che ha per protagonista C. G., 67enne, deceduto all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, dopo aver “girovagato” per altri due nosocomi: quello di Paola, prima e quello di Cetraro, dopo. L’epilogo tragico di questo “viaggio” nel girone infernale della sanità, avviene il 18 giugno del 2016, quando il 67enne, esala l’ultimo respiro. C. G., come detto, prima di arrivare all’Annunziata di Cosenza, venne preso in cura da altri medici, in servizio presso gli altri due ospedali sopra citati. La sua morte, raccontano le denunce dei familiari e le valutazioni medico-legali, effettuate dallo staff di professionisti di parte, nominati dall’avvocato Massimiliano Coppa, legale di fiducia della famiglia, è ascrivibile ad una precisa responsabilità medica. Una responsabilità che, però, secondo le determinazioni della Procura della Repubblica di Cosenza, non stabilisce un preciso nesso casuale tra le patologie del paziente e il suo decesso. Un verdetto che, però, non ha mai convinto l’avvocato che, insieme con i suoi più stretti collaboratori attraverso le perizie del dottor Antonio Scalzo, direttore dell’Unità di Medicina Legale dell’Asp, ha evidenziato come “il paziente, pur essendosi rivolto a ben tre ospedali, dopo un’attesa durata giorni e ore, è giunto a morte, pur potendosi salvare”. Ed è proprio questa considerazione finale che, ha convinto anche il Gip Manuela Gallo a rigettare la richiesta di archiviazione avanzata dalla pubblica accusa. Per il penalista cosentino, uno dei massimi esperti di colpa medica, è chiaro che “la condotta attendista tenuta da buona parte dei sanitari che, in diversi momenti, hanno avuto in cura il 67enne, evidenzia, chiaramente, precise responsabilità mediche che, a questo punto, vanno adeguatamente accertate”. Il gip, infatti, nel rigettare la richiesta di archiviazione della Procura, ha rispedito gli atti al pm (del caso si occupa il sostituto procuratore Domenico Frascino, titolare dell’inchiesta, ndc). La Procura ora, avrà tempo fino al prossimo 20 novembre per disporre un nuovo accertamento giudiziario, con la conseguente apertura di un nuovo approfondimento specialistico, al fine di stabilire le esatte cause del decesso del 67enne e, soprattutto, come intende dimostrare l’avvocato della famiglia, se il paziente poteva essere salvato. O, meglio, doveva essere salvato. In nome di un giuramento fatto dai medici, non solo a favore dei pazienti ma della vita.

    Carmine Calabrese

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