Francesco, pugnalato da una mano assassina e dall’indifferenza

Nessuno è intervenuto per difendere il 23enne. L’ennesimo martire di una società civile che di civile non ha nulla

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    Tutti a scuola. Con frequenza obbligatoria. La scuola di cui facciamo accenno nell’attacco di quest’articolo, non è quella che aprirà i suoi cancelli il prossimo 17 settembre. C’entrano poco, infatti, la storia, la filosofia, la matematica, la chimica, l’italiano o la trigonometria. Sono materie importanti, certo. Educano alla cultura, allargano gli orizzonti del sapere ma, non del saper vivere. Per quello, ci vorrebbero i corsi obbligatori, con esame finale, di buon senso, di compassione, di rispetto, di altruismo, di perdono, di empatia.

    Sì, di empatia. Perché questa nostra società, queste nuove generazioni, hanno perso, ormai, contatto con la realtà. Dai radar delle nostre vite, infatti, sono spariti i segnali di rispetto fra noi stessi. L’accoltellamento di Francesco Augeri, 23 anni appena, condannato a morte da una raffica di fendenti, assetati chirurgicamente e con ferocia, con rabbia e con disumana malvagità e cieca prepotenza, da un 37enne napoletano, sono, cronologicamente parlando, l’ ultimo, ma, purtroppo, non sarà certo l’ultimo, episodio di questo girone infernale in cui siamo tutti “prigionieri”.

    Non si può, non si dovrebbe morire, per uno sguardo di troppo, per una smorfia facciale, per un bicchiere di troppo. Non si può, non si dovrebbe morire, per l’impulsività incontrollabile di chi, ha smesso di credere al potere curativo del dialogo e alla forza guaritrice delle parole, del confronto e dell’ascolto, sostituendoli con la cieca voglia di avere ragione. Sempre e comunque. Francesco, steso da una mano armata e lasciato “annegare” in una pozza di sangue, è l’ennesimo “martire” di questo delirio collettivo.

    Francesco, morto a soli 23 anni, è stato ammazzato, non solo dalla brutalità di quella mano assassina, ma, anche, da tutti coloro che non hanno visto, non hanno sentito, non hanno capito. Da tutti coloro che, hanno preferito continuare a stringere in mano il loro cocktail preferito e si sono voltati dall’altra parte, lasciando Francesco in ostaggio al suo “demone”.

    L’omertà, l’indifferenza, il silenzio, sono, esattamente, gravi peccati come la malvagità. Anzi, sono anche peggiori. In nome, in ricordo di Francesco e di tutte le altre vittime innocenti, “processate”, “condannate”, “brutalizzate”, “finite”, per uno sguardo di troppo, per una parola in più, per un’espressione facciale fraintesa, per un impulso di rabbia, per uno scatto di gelosia, per un impeto di possesso, dovremmo, tutti, chiedere perdono. A loro, alla vita, alla speranza, al rispetto, alla comprensione e a Dio. Scusaci Francesco e, se puoi, perdonaci.

    Carmine Calabrese

    Mafalda Meduri

     

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