Maria, l’angelo terreno degli ultimi

Impegnata nel volontariato, si dedica a chi non ha nulla. Lo fa, sorridendo

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    COSENZA – Mamma solidarietà, sorella Misericordia, donna Speranza, amica Fede. Maria è tutto questo. Ma, è anche altro. Maria, è una delle tante anime belle che si occupano e preoccupano degli altri. La sua, dice sempre, è una famiglia allargata: marito, tre figli, cinque nipoti e chiunque bussi alla sua porta, trova, sempre, un posto a tavola e una carezza sorridente. Lei, 63enne, nata in una classica famiglia vecchio stampo, è cresciuta dalle suore. Dove ha fatto le scuole, dove ha imparato a ricamare, dove ha imparato a cucinare, dove ha scoperto che, anche senza un abito ecclesiale addosso e un velo in testa, si può servire Dio, diventando una missionaria di prossimità e di aiuto. Di altruismo e di misericordia. Emil, Alberto, Antony, Sofia, Lucrezia, Victory, giusto per fare qualche nome, sono alcune delle persone con cui divide e condivide pranzi, cene, carezze, felicità e delusioni. Sì, perché Maria, è così.

    “Non so se dipende – dice, mostrando l’imbarazzo tipico di chi non è abituato alla luce riflettori e della notorietà, dal nome “santo” che porto o dall’educazione che ho ricevuto. Mi chiamo Maria, un nome semplice ma che è il nome che siamo abituati a dare all’amore, alla speranza, alla bellezza”. Maria, sposatasi giovanissima per amore, ha cominciato ad interessarsi agli altri, per caso. E, la vita ci insegna, che, spesso, tutte le cose belle, nascono all’improvviso. Così per caso. La sua giornata è cadenzata dai suoi tanti impegni. La vita sociale, quella privata, quella di nonna, di mamma, di moglie, di casalinga e di donna. Sveglia alle 6:30, poi passeggiata in centro, disbrigo di commissioni e spesa. Una spesa collettiva. “Un piatto di pasta, condito con amore – ripete sorridendo – non si nega a nessuno. Per me aiutare, cucinare, prendermi cura delle persone, è un modo per pregare, è il mio modo per ringraziare Dio, per tutto quello che mi ha dato”.

    Poi dalle 12:30, via alla fantasia dietro i fornelli. Pasta al sugo, risotti alle verdure, carne, pesce e verdure, sono le sue pietanze preferite. “E’ vero – cucinare solo per mangiare, non sazia. Ma, cucinare pensando a qualcuno, mettendoci passione e amore, è nutrire, non solo il corpo, ma anche l’anima». Le persone che si rivolgono a Maria, chiedono qualche extra: una bottiglia di salsa di pomodoro, qualche yogurt, o il latte per la colazione. Il clima che si respira in casa di Maria, è sereno e allegro. «Loro sanno che chi si accomoda alla mia tavola o entra in casa mia, è il benvenuto. Non mi importa di che fede religiosa siano. L’unica cosa che mi interessa, è che prima di mangiare si reciti la preghiera. Perchè, se quella tavola è piena di cibo, è anche merito di Dio». Ma, Maria ha fatto e fa anche altro: rispetta la povertà. «Gesù, è nato povero. Essere povero, non significa perdere la dignità. Solo chi la pensa così – dice – emargina ancor di più chi è povero.

    I poveri, sono i più ricchi. Se ai poveri, agli ultimi, ai disperati, si nega la dignità, in mano gli resta solo una cosa: la rabbia. Quella che divora, quella che diventa odio, quella che diventa acidità, quella che diventa solitudine. I poveri, sono i più veri, perchè non hanno nulla da mostrare, se non loro stessi, la loro vera identità. La carità, non è solo quella materiale, anche regalare sorrisi, carezze, aiuto, è una forma di carità. Forse, anche la più bella». Mentre parliamo il telefono di Maria, squilla. Al secondo drin, lei risponde, sorridendo. Dall’altra parte del telefono, c’è Fausta, una donna con un passato difficile, una donna che ha conosciuto l’abbandono, le botte, la fame. «Ma – riprende Maria – non si è mai persa. Il mio scopo, umile, molto umile, non è solo quello di aiutare chi è in difficoltà, di esserci per chi è in difficoltà. No, se mi limitassi solo a questo, avrei fallito. Avrei sbagliato tutto. Io, cerco di far di tutto perchè fausta e gli altri, tornino a camminare sulle loro gambe. Tornino a sorridere, tornino a vedersi allo specchio, tornino a mostrarsi agli altri, senza vergognarsi. Senza sentirsi inferiori. A nessuno». Grazie Maria. Grazie del tuo impegno, grazie del tuo insegnamento. Misericordioso e tenero. Come una carezza.

    Carmine Calabrese

     

    Foto di repertorio

     

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