Psc di Rende. Tursi Prato: ‘Meno cemento e più spazi di socialità’

Occorre ripensare ad un piano che guardi all’aspetto paesaggistico ed ambientale come identità e benessere sociale

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    RENDE – Il dibattito che sta caratterizzando l’inefficacia del PSC rendese è ormai stanco e antistorico, incentrato su una visione da vecchia logica da Piano Regolatore basata su elementi quantificativi più che su possibili cambiamenti dell’assetto territoriale quali valori, criteri e prospettive costituenti un’ottica nuova e riformista – si legge in una noto di Sergio Tursi Prato. Non a caso la nostra coalizione civica intende recuperare e valorizzare il patrimonio immobiliare comunale in una visione “altra”, nuova ed aperta di città ,che possa offrire maggiori spazi di socialità nell’ambito di una costante interlocuzione anche con il mondo del volontariato laico e cattolico. Per quanto mi riguarda il futuro della politica sta nella solidarietà, poiché la carità, come scrisse il compianto Pontefice Giovanni Paolo II “è molto più impegnativa di una beneficenza occasionale”. Non si tratta più di regolare un’ipotetica “espansione urbana”, ma piuttosto affrontare nuove esigenze quali la salvaguardia del suolo come risorsa finita, limitazione dell’espansione urbana, applicazione di principi di rigenerazione ambientale, limiti di consumo del suolo.

    Tale complessità non può essere controllata da un Piano ormai logoro sia per tempi di conferimento incarico (2008?) che per strategia politica. Occorre ripensare ad un PSC che guardi all’aspetto paesaggistico ed ambientale come identità e benessere sociale. Un PSC dunque volto a riqualificare spazi pubblici urbani situati nel centro cittadino e nel NOSTRO centro storico con una nuova e attenta pianificazione che consideri non soltanto gli aspetti fisici, ma che tenga in considerazione la dimensione storico-ambientale e sociale della città. Slarghi e piazze sono sempre stati luoghi di incontro dove la collettività trovava modo di dialogare, commercializzare, dibattere senza limiti di età in una dimensione che trascendeva lo spazio e il tempo. Un centro storico custode del patrimonio culturale unico con una identità costruita dalla collettività. Solo nell’acquisizione di tale consapevolezza diventa possibile liberare la creatività di interventi finalizzati alla sua valorizzazione. A partire dai segni della storia naturale ed umana si possono impostare sistemi di valorizzazione del patrimonio culturale che diventa quindi risorsa qualificata capace di originare attività creative, col fine di generare crescita economica e culturale. Insomma, una stretta interazione tra urbanistica e tematiche ambientali, di rigenerazione urbana e di sviluppo sostenibile quale sfondo ideale della pianificazione urbana. Una “nuova stagione” è auspicabile, capace di andare oltre le soluzioni “normative” fin qui prodotte che hanno sottolineato disomogeneità e fallimenti.

    Solo una concreta consapevolezza su questi temi – conclude Tursi Prato – potrà favorire soluzioni di rilancio urbano e sociale, poiché mai come oggi va limitata questa bramosia del cemento mirante ad accaparrarsi qualche voto in più, sostituendola in parte con una visione alta, nobile e soprattutto disinteressata della cosa pubblica.

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