Greco:“Senza il riordino della sanità territoriale, calabresi privati del diritto alla salute”

Il consigliere regionale scrive al presidente Oliverio e al Commissario Cotticelli

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    Dopo aver esaminato il decreto e aver atteso invano la sua applicazione, provo grande amarezza nel constatare come, a distanza di quasi un anno dalla pubblicazione del DCA 65/18, tutto è fermo in un pachidermico sistema che continua a condannare i Calabresi ad un’assistenza sanitaria che non ha mai raggiunto i livelli minimi previsti dai LEA. Il decreto recepiva l’accordo regionale per la medicina generale e prevedeva un riordino della sanità territoriali. Il successivo DCA 161 del 2 agosto 2018 imponeva alle aziende di elaborare una proposta operativa entro 30 gg dalla pubblicazione. Ad oggi, dopo oltre 5 mesi, siamo nell’assoluto immobilismo.

    La riorganizzazione della medicina generale in UCCP e AFT avrebbe consentito ai cittadini di poter disporre di ambulatori aperti continuativamente per 12 ore. Un punto di riferimento per i codici bianchi e per la gestione delle patologie croniche di rilievo sociale. Le sperimentazioni già adottate (i Nuclei di cure primarie) hanno provato, nei limiti della popolazione assistita, una riduzione degli accessi in pronto soccorso del 25%, la riduzione del 3,1 % della spesa farmaceutica territoriale, la riduzione delle liste d’attesa del 31% per le specialità riconducibili alle patologie croniche oggetto del monitoraggio. Inoltre il DCA prevedeva la verifica del raggiungimento di obiettivi su vaccinazioni, prevenzione oncologica, appropriatezza prescrittiva.

    Tutto questo in una Regione che è lontana dalla soglia minima dei lea, nella prevenzione, negli screening oncologici, nell’assistenza domiciliare. Tutto farebbe pensare alla necessità di velocizzare i processi di riforma della rete territoriale e, invece, tutto è fermo, nonostante gli obblighi previsti dalle norme. I cittadini Calabresi non possono più aspettare e la politica ha l’obbligo morale di identificare le responsabilità, i nomi di chi ad oggi ha bloccato la riforma. La responsabilità di chi doveva rispettare i tempi e di chi avrebbe dovuto adottare i provvedimenti per adempiere ad un obbligo di legge. Non si può lasciare la Calabria e i Calabresi nell’oggettiva impossibilità di raggiungere quello che per tutti gli Italiani è considerato il livello minimo di assistenza sanitaria. Non si può più assistere in silenzio alla violazione del diritto dei Calabresi ad un’assistenza sanitaria degna di un paese civile.

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