Il prof. Pace a Cosenza per il NO con buona … pace di Paolo Mieli

Il presidente del Comitato per il NO al referendum costituzionale del 4 dicembre oggi pomeriggio in città

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    COSENZA – L’uscita del giornale Cosenzainforma, cui rivolgo i migliori auguri, coincide con l’arrivo in città del prof. Alessandro Pace, presidente del Comitato per il NO al referendum costituzionale del 4 dicembre. Con lui, presenti il sindaco Mario Occhiuto e la presidente dell’Anpi, Maria Pina Iannuzzi, incontreremo i cittadini di Cosenza nel pomeriggio alla Sala Nova della Provincia. Per noi del Comitato provinciale di Cosenza, presieduto dal prof. Silvio Gambino, si tratta del riconoscimento di un grande lavoro che svolgiamo da mesi con molta passione (e pochi mezzi) sul territorio cosentino, dove abbiamo prima costituito il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale e poi una trentina di comitati locali, anche a carattere zonale: Cosenza, Castrovillari, Amantea, Paola, Acquappesa, Belvedere, Bonifati, Scalea, Casole Bruzio, Rovito, Arcavacata Unical, Rende, San Vincenzo La Costa, Castrolibero, Spezzano della Sila, San Giovanni in Fiore, Rossano, Cassano, Saracena, Bisignano, Colosimi, Grimaldi, Rogliano, Corigliano, Rose, Lungro, Pedace, Celico, Cellara, Diamante, Fuscaldo. In precedenza ci siamo impegnati per la raccolta delle firme, che ci ha dato modo di entrare in contatto, nei nostri banchetti (banchetti veri!), con migliaia di cittadini dai quali abbiamo capito che la direzione di marcia era quella giusta: una volta informati sui contenuti della de-forma costituzionale approvata con risicate maggioranze dal Parlamento, moltissimi hanno infatti firmato con piena convinzione, direi con entusiasmo. Da Cosenza abbiamo spedito al Comitato nazionale oltre quattromila firme, tante se si pensa che la raccolta ha coinciso con la campagna elettorale amministrativa che non ci ha certo aiutati. Tutto questo avveniva quando sul fronte del NO c’eravamo in pratica soltanto noi e l’Anpi a far da battistrada. Ma dopo le elezioni amministrative di giugno sono scese in campo altre forze, politiche e sindacali, con le quali abbiamo immediatamente intessuto rapporti senza pregiudizi e in modo trasparente, quindi senza secondi o oscuri fini. Questa mescolanza merita una riflessione. Nei giorni scorsi, all’Accademia Cosentina, ho partecipato ad una conferenza di Paolo Mieli su Fausto Gullo costituente. Conosco Mieli da quarant’anni, ho sostenuto con lui il primo esame di Storia dei partiti politici all’Università La Sapienza quando era assistente del comune maestro Renzo De Felice. E’ uno storico e giornalista di valore. Sono perciò rimasto sorpreso dal fatto che al termine della sua conferenza abbia fatto uno spot a favore del Sì, utilizzando la figura del costituente Gullo e definendo “caravanserraglio” lo schieramento del NO che va – ha detto – da D’Alema a Salvini, da Brunetta a Grillo. Ho giudicato queste parole di Mieli una caduta di stile e con franchezza gliel’ho anche detto pubblicamente. In realtà, quello che Mieli chiama dispregiativamente caravanserraglio (al quale, usando questa logica errata, si potrebbe contrapporre quello di Renzi, Violante, Luigi Berlinguer, Verdini, Alfano, Formigoni, Casini ecc.) è il risultato della logica referendaria. Con una distinzione fondamentale tra i due “caravanserragli”: il fronte del NO è una convergenza episodica e trasparente tra forze di sinistra, di centro e di destra in difesa di una Costituzione, casa comune degli italiani, che il governo intende stravolgere con finalità preoccupanti; quello del Sì si configura sempre più come un’alleanza strategica di governo, seppur mascherata, tra il Pd renziano e le formazioni politiche di Alfano e Verdini, assurti grazie al Pd al ruolo di padri costituenti. C’è una bella differenza! Ex malo bonum, diceva S. Agostino. Il malum è la spaccatura del Paese sulla Costituzione che rischia di diventare nei fatti una Costituzione di minoranza. Il bonum potrebbero essere, contrariamente a quel che pensa Mieli, i frutti della occasionale convergenza di forze tra loro alternative se esse, dopo l’auspicabile vittoria del NO, sapranno far tesoro di questa esperienza e reciprocamente riconoscersi per dare finalmente all’Italia la normalità democratica. Che è fatta di alternanza al governo e di lealtà repubblicana, nel senso che nessuno dovrebbe mai più scambiare il governo del Paese per la conquista e l’occupazione delle istituzioni.

    (Paolo Palma del Coordinamento Democrazia Costituzionale)

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