Rende: ‘Un anno fa, le elezioni a Cosenza’

“Arredare le periferie e disarredare il centro potrebbe essere l’insegnamento e l’obiettivo prevalente, della nostra Amministrazione dopo il primo giro di boa della Consiliatura”.

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    La costruzione della “nuova” città, infatti, è stata piegata, come conseguenza di un pensiero funzionalista, alla pretesa di una sedicente presunzione turistico-culturale con orpelli e attrazioni concentrate nel cerchio magico, pardon rettangolo, di Corso Mazzini – piazza Bilotti, senza però una vita propria di autorigenerazione urbana che poi sfiorasse minimamente i quartieri e le frazioni popolari, oggi ripiegate in un abbandono reso ancor più visibile dal confronto con il centro Città e dai disagi che quotidianamente vivono, comprese le solite buche stradali che vi proliferano nonostante i proclami.

    La discussione sul nuovo piano strutturale comunale dovrebbe attirare una maggiore attenzione sulla qualità della vita urbana dal centro alla periferia e invece sembra destinata alla ennesima pretesa di capovolgere la visione di “città territorio” del piano Vittorini e della città unica di 200 mila abitanti con Rende e il resto già in corso.

    La Lista civica che ha vinto le elezioni non gradisce molto le osservazioni della minoranza e quando è costretta ad ascoltarle e magari a condividerle, come avviene nelle Commissioni, poi non dà seguito agli indirizzi e impegni che in quelle sedi vengono sottoscritti (si vedano le vicende della gara per le mense scolastiche – riproposta senza le auspicate modifiche – e l’abbattimento delle tariffe degli asili nido da più parti invocata a parole e non finanziata nell’ultimo bilancio). Così è stato sul Centro Storico, sulla intangibilità dell’eterno ritorno della fotocopia dello stesso bilancio, sul Welfare anche dopo la rinuncia di Fedele Bisceglia, che ha dovuto gettare la spugna dei consensi che recava e dello stesso Sgarbi che se n’è andato con un commiserevole silenzio.

    La maggioranza del NO agli emendamenti adesso si concentra sul progetto della Metrotranvia e del nuovo Ospedale per legare il Sindaco a presunti impegni precedenti, ma in realtà il mal di pancia è dovuto alla formazione e composizione della Giunta comunale che si è potuta legittimare come “monocolore civico” finché il Sindaco non ha dichiarato la sua appartenenza a Forza Italia come invece ama finalmente fare. Dimostra, dunque, che avevamo ragione noi quando dicevamo che votare questo Sindaco significava votare Berlusconi e non solo il vuoto immobile e stralunato di piazza Bilotti!

    Da ciò la nostra sfiducia politica sulla gestione e sugli obiettivi politico-elettorali che la eterogenea maggioranza persegue, lontana dai bisogni reali della gente specie la più giovane. Ma  sta per sorgere un problema anche nel cuore dell’antipolitica, perché se dopo le imminenti elezioni generali si dovesse concretizzare la speranza berlusconiana di un Governo con larghe intese, cosa accadrebbe nei Comuni capoluogo e nelle Regioni dove Forza Italia è stata ed è alleata con la Destra postfascista che adesso viene abbandonata a se stessa da una nuova legge elettorale che taglia i cespugli del sottobosco partitico?

    Ora, se la gestione di un grande Comune come il nostro, per la sua storia e prospettiva, non è seriamente immaginabile al di fuori di un quadro politico collaborativo e non evasivo delle relazioni fra istituzioni centrali e locali, e se dobbiamo realisticamente convincerci che il nuovo utilizzo dei fondi europei non dovrà limitarsi ai soliti progetti-sponda o coerenti di facciate e cartongesso, ologrammi  e spettacoli, ma dovrà lasciare il segno in grandi infrastrutture strategiche per lo sviluppo anche delle nostre città, come concepire e riempire il nuovo spazio politico e direzionale che le sopravvenienti alleanze politico-programmatiche delineeranno dopo le (forse anticipate) elezioni?

    Il Sindaco può anche vagheggiare lo scioglimento del Consiglio comunale prima ancora delle elezioni regionali, ma non potrà evitare un redde rationem in cui le candidature unilaterali, come erano quelle civiche, dovranno fare i conti  con  le primarie e con le alleanze tra partiti che si stanno sfasciando e quelle che stanno nascendo per la sopravvivenza della Repubblica e la dissoluzione dei vari sovranicchi. Come si può pensare, allora, di presiedere una qualunque coalizione se intanto in casa propria si comanda, parafrasando un titolo candidato al Premio Strega, a una “compagnia di anime finte”?

     

    Bianca Rende

     

    Consigliere comunale PD

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