Crisi idrica. Coldiretti Cosenza: ‘Giù le mani da i laghetti silani, sono una risorsa per l’agricoltura”

Tarasi: “No all’azione denigratoria nei confronti degli agricoltori silani. Il rischio è una guerra tra poveri”

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    “La crisi idrica che attanaglia ormai da tempo la nostra regione rischia di sfociare in una guerra tra poveri. L’aggravante è che il luogo dello scontro rappresenta uno dei serbatoi idrici più importanti della Calabria: l’altopiano silano. Le notizie di presunti abusi da parte degli agricoltori silani sembrano far tornare le cronache del brigantaggio di fine ‘800”.

    A lanciare l’allarme la Coldiretti Cosenza che attraverso il suo presidente prosegue: “ Addirittura – riferisce Pietro Tarasi, presidente di Coldiretti Cosenza – si minaccia di distruggere i laghetti collinari nella Sila greca, perché sottraggono acqua ai fiumi, mentre sono patrimonio del territorio, sia per la loro valenza paesaggistica che per la loro funzione di regolatori dei flussi delle acque, che altrimenti andrebbero disperse, nonché come bacini per i mezzi antincendio”.

    La verità è – aggiunge – che dal 1999, epoca in cui sono state rideterminate le concessioni per i bacini idroelettrici, la politica regionale latita costringendo gli agricoltori a non poter ottenere concessioni per l’uso dell’acqua a scopo irriguo in quanto concessa a suo tempo totalmente all’Enel. In una regione in cui la produzione da fonte rinnovabile è ai massimi livelli grazie alla presenza di parchi eolici e fotovoltaici da fare invidia alla California, si privilegia nei mesi estivi lo sfruttamento dell’acqua per uso idroelettrico sottraendola alla produzione agricola”.

    “Gli ortaggi di Bisignano, gli agrumi di Sibari, le Patate della Sila, e tanto altro ancora rappresentano una delle voci più importanti delle esportazioni della nostra regione. Sono i prodotti che oggi sostengono il buon nome della Calabria su tutte le tavole degli italiani. Come è possibile – chiede -prediligere l’anonima produzione di energia elettrica a ciò che rappresenta l’identità della nostra terra e della nostra cultura. Oggi come nell’800 gli industriali – argomenta Tarasi – hanno sguinzagliato le gendarmerie nelle campagne della Sila a caccia di briganti. Una campagna denigratoria si sta scagliando contro gli agricoltori e con grande perizia si stanno attivando strategie volte a mettere contro gli agricoltori dei monti con quelli di valle. Si dice alla popolazione civile che non hanno acqua per colpa degli agricoltori mentre sono anni che non si interviene nella manutenzione delle reti dell’acqua potabile. È ora di dire basta. Vogliamo che la Politica regionale intervenga attuando tutto quanto negli anni è stato impostato in termini di norma per risolvere la querelle delle acque. Ci sono decreti e provvedimenti che non hanno avuto attuazione per incuria e trascuratezza da parte dell’amministrazione regionale. L’agricoltura è un patrimonio della nostra regione che va salvaguardata e non può essere considerato, con vuota retorica, il pilastro da ergere solo in campagna elettorale”.

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