Edilizia sociale. Guccione: ‘Quante sono le aziende che hanno preso il 50% dei contribuiti senza aprire neanche un cantiere?’

Il consigliere scrive al presidente del consiglio regionale Nicola Irto

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    «Oggi è grave che un Dipartimento della Regione Calabria sia omissivo rispetto a un dettato normativo ben preciso. È la stessa Regione a violare la legge 36/2018 “Norme di indirizzo per programmi di edilizia sociale”». Non ha dubbi il consigliere regionale Carlo Guccione che denuncia una serie di violazioni in merito alla legge. «Nella seduta del consiglio regionale dello scorso 4 giugno l’assessore ai Lavori pubblici Roberto Musmanno, in merito all’interrogazione da me presentata sulla legge 36/2008 “Norme di indirizzo per programmi di edilizia sociale”, ha convenuto sul fatto che non è mai stata data attuazione, anche in questa legislatura, all’articolo 8 della legge 36/2008 che impone al Dipartimento dei Lavori pubblici di trasmettere una relazione trimestrale dettagliata sull’attuazione della legge alla Commissione consiliare competente. Un obbligo teso a garantire una adeguata trasparenza sull’iter e sull’andamento dell’attuazione della legge regionale che dispone di una copertura finanziaria di 175 milioni di euro, tesa a soddisfare il bisogno abitativo delle giovani coppie, delle ragazze madri, delle famiglie con reddito medio-basso e di quelle al cui interno vive un diversamene abile». È quanto ha scritto il consigliere Carlo Guccione in una lettera indirizzata al presidente del consiglio regionale Nicola Irto e al presidente della quarta commissione consiliare per conoscere le «regioni del perché fino ad oggi non è stata rispettata la chiara ed esplicita norma (art. 8) della legge 36/2008 e sapere perché l’assessore ai Lavori pubblici non ha mantenuto l’impegno preso nel corso del Consiglio regionale annunciando che avrebbe trasmesso finalmente entro il mese giugno una relazione alla Commissione consiliare competente. Relazione che ancora non è pervenuta».

    Il quadro che emerge a distanza di dieci anni dall’entrata in vigore di questa legge è alquanto preoccupante: con riferimento agli interventi eseguiti da soggetti pubblici ne sono stati considerati ammissibili 41; dei suddetti interventi ne sono stati avviati dai soggetti attuatori soltanto 21, per un totale di 253 alloggi. Dei 21 interventi avviati solo sei sono stati completati, per un totale di 35 alloggi. Per quanto riguarda i soggetti privati complessivamente erano stati ammessi a finanziamento 100 interventi, per un totale di 2807 alloggi. Tra revoche, alloggi ridotti e la legge approvata poi nel 2017 – che consente la delocalizzazione e la conversione degli interventi da vendita a locazione anche con riduzione dell’obiettivo fisico – le cose sono cambiate nel corso degli anni e ad oggi dei 94 interventi rimanenti per un totale di 2195 alloggi ne sono stati completati solo 599. «Una situazione allarmante che rischia di consegnare alla Calabria un notevole numero di alloggi di edilizia sociale incompiuti e anche un enorme contenzioso visto che, in corso d’opera, sono state cambiate le condizioni di partenza e i requisiti del bando del 2010 in base alla legge 36/2010, consentendo di diminuire il numero degli alloggi da costruire mantenendo inalterato il finanziamento pubblico ottenuto in seguito alla partecipazione al bando del 2010 per la costruzione di alloggi di edilizia sociale in locazione o in proprietà. È una norma ad personam – denuncia il consigliere regionale – quella approvata nel luglio del 2017 che rischia di aprire una serie di contenziosi.

    Questa norma non ha avuto né il voto mio, né quello di altri consiglieri. Un altro aspetto sul quale è bene fare chiarezza riguarda l’anticipazione del 50% dell’intero contributo all’impresa o cooperativa sulla base della sola dichiarazione di inizio lavori da parte del beneficiario. Ciò ha comportato addirittura che un’impresa, dopo aver incassato il contributo, a distanza di ben tre anni non ha realizzato nulla, anzi il titolare si è trasferito in Emilia Romagna dove nel frattempo ha avviato un’attività commerciale. La polizza fideiussoria nel frattempo era scaduta. Quante situazioni di questo tipo sono in essere per quanto riguarda gli altri interventi? La Regione ha disposto provvedimenti di controllo in grado di evitare quello che si è verificato fino ad oggi, cioè di incassare il 50% del contributo e non iniziare neanche il cantiere?». «Cambiare le regole del gioco in corso d’opera della legge 36/2008 e del bando del 2010 sull’edilizia sociale – scrive il consigliere nella lettera – rischia di aprire una voragine che potrebbe causare un grave danno al bilancio regionale. Gli interventi pubblici e privati, a distanza di anni, rischiano di diventare solo dei cantieri che si protrarranno nel corso del tempo senza arrivare alla fine dei lavori, provocando uno spreco di risorse economiche enorme. Oltre 110 milioni di euro sono le risorse che ancora oggi non si sono trasformati in alloggi di edilizia sociale.

    Basti pensare che su 2807 alloggi previsti, oggi tra riduzioni e revoche siamo arrivati a un totale di 2195, di cui solo 599 sono quelli completati. Le scrivo perché questa grave omissione da parte del Dipartimento impedisce alla Commissione competente – in questo caso la quarta commissione del consiglio regionale – di esercitare la funzione istituzionale di controllo e trasparenza assegnata dalla legge per l’attuazione del programma di edilizia sociale. Le ricordo che nel 2013 venivano sottoscritte dalla Regione Calabria due atti transattivi in merito a dei contenziosi con alcune imprese private che avevano partecipato al bando dell’edilizia sociale. La Regione ha indennizzato queste imprese per circa 3.600.000,00 senza aver aperto un cantiere e messo mattone. Abbiamo bisogno di chiarezza e di far osservare la legge».

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