Cosenza, gli applausi servono per il morale e i punti

IL COMMENTO. La squadra rossoblù, rinnovata negli uomini in campo e nelle idee in panchina e nel lavoro dietro la scrivania, “stecca” sì la prima, ma solo per questioni di risultato. Non certo di applicazione, di impegno o di grinta Di Carmine Calabrese

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    Quella “Fontana” sgocciola errori in retroguardia e la difesa “annega” sotto 3 gol. Meglio precisarlo subito, questo non è un attacco alla squadra, men che meno alla filosofia tattica del neo trainer silano. L’incipit dato all’articolo, più che un atto d’accusa, vuole essere uno sprone. Uno stimolo, un pungolo d’orgoglio.

    Il Cosenza, rinnovato negli uomini in campo e nelle idee in panchina e nel lavoro dietro la scrivania, “stecca” sì la prima, ma solo per questioni di risultato. Non certo di applicazione, di impegno o di grinta. Pretendere che i Lupi, dopo appena venti giorni di ritiro, fossero già spumeggianti, brillanti, affamati ed entusiasmanti, sarebbe stato controproducente tanto per la squadra, quanto per il pubblico.

    Il Cosenza, sceso in campo, seppur “incerottato” per la concomitante assenza di Idda, Bruccini, Baclet e le non perfette condizioni di altri atleti, ha dimostrato di saper tenere il campo, presidiando ogni zolla del rettangolo verde del “Marulla” e mettendo paura alla più quotata Alessandria.

    Gli applausi di fine gara, sono la più bella dimostrazione di come questo nuovo Cosenza, piace. E, siamo certi, sarà anche bello e divertente. Eliminare i “grigi”, sarebbe stato bello e divertente. Non foss’altro perché battendo l’Alessandria, i Lupi avrebbero trovato sulla loro strada la Salernitana.

    E, tornare all’Arechi, avrebbe significato tanto. Avrebbe significato respirare a pieni polmoni il profumo del passato. Avrebbe significato rivivere la magia di Padovano (0-1, era la stagione 1987-1988, ndr) avrebbe significato ricordare l’urlo di Lucarelli (1-0, era la dodicesima giornata della stagione 1995_1996, ndr) e avrebbe, più di tutto, significato ricordare, con le lacrime agli occhi, la perla balistica di Marulla, nello spareggio di Pescara.

    Ci sarà modo e tempo per rifarsi. Gaetano Fontana, predicatore del 4-3-3, è un allenatore che trasmette fiducia e e infonde grinta e determinazione. I tre gol presi, tutti su palle inattive, solo l’unica nota stonata di una notte, quasi magica. Una notte che, ha rinnovato il feeling tra i tifosi e il “branco”. Sul banco dei “cattivi” è finito Pietro Perina.

    Lo “Spiderman” andriese, a cui mezza serie B strizza l’occhio (Foggia e Pescara su tutte, ndr) dopo quasi tre anni di “miracoli” tra i pali e “acrobazie” salva risultato e conquista punti, è incappato in una serata no.

    Il pipelet ha sbagliato alcuni rinvii con i piedi e con un errore più goffo che grave, ha permesso all’Alessandria di ritornare in corsa. Certo, “inchiodare” Perina alle sue responsabilità, sarebbe davvero esagerato ed oltremodo offensivo ed ingiusto.

    Contro l’Alessandria ha “ballato” un po’ tutta la retroguardia. Ma, per fortuna, il tempo e la voglia di migliorare sono dalla parte dei Lupi. Il lavoro, quasi maniacale di Fontana, servirà a migliorare non solo le trame di gioco e i movimenti smarcanti senza palla, ma anche ad “oleare” l’amalgama di questo gruppo.

    Le sgroppate di Caccavallo, l’intelligenza tattica di Loviso, le discese sguscianti di Liguori, il gioco di gambe di Tutino, la genialità tattica di Palmiero, l’abnegazione di Corsi, l’eleganza stilistica di Pascali, aiuteranno questo gruppo a crescere e permetteranno al Cosenza di sedersi tra le grandi del campionato.

    Poi, oltre alla bravura, oltre alla grinta, oltre alla fisicità, oltre all’opportunismo, servirà anche una buona dose di fortuna.

    E, il Cosenza, vanta un credito, non indifferente, con la dea bendata. E, vista com’è finita la straordinaria cavalcata nei playoff, non sarebbe male se arrivasse, finalmente, una bella strizzatina d’occhio. Già l’occhio. Occhio al Cosenza. Le avversarie sono avvisate.

    Foto Raffaele Morrone

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