IL COMMENTO Pascali salva il Cosenza e Fontana

La squadra vista in campo contro l'Andria è veloce e ben organzzata, ma non pare possedere acuti d'alta classifica (in foto Mungo in azione)

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    Un punto, inutile. Per la classifica (anemica e preoccupante), per il morale (“steso” da prestazioni anonime) e per l’ambiente (lacerato da frizioni e fazioni che non fanno bene al tifo e alla storia dei gruppi ultras. Ma questa è un’altra storia. Una brutta storia. Meglio sorvolare, davvero). Il Cosenza visto in campo contro l’Andria (squadra manovriera, veloce e ben organizzata, ma senza “acuti” d’alta classifica, ndr) è una formazione senz’anima, senza idee, senza gioco, senza cattiveria, senza leader e senza attaccanti. Già, gli attaccanti. Blaclet e Mendicino, “blindati” da Trinchera e “arruolati” da Fontana per il suo gioco sarriano (?), stanno dimostrando di avere un problema serio con la porta. Ma, anche difettano di opportunismo, di rapidità, di inventiva, di caparbietà, di grinta. Meritano una lode per sportellate e cuore. Ma, una squadra per vincere, la deve mettere dentro. Il punto, “inutile”, arrivato al 94′ porta la firma di Pascali, professione difensore. Un dato allarmante anche rapportato ai numeri: sei gol subiti (il borsino negativo sale a 9, inserendoci anche le tre “pappine” prese con l’Alessandria, ndr) due fatti. Numeri che non si vedono, nemmeno nelle partite amatoriali o nei tornei nei campetti dell’oratorio. E con la campagna acquisti chiusa e con il mercato degli svincolati pieno di “usati, non sicuri e nemmeno garantiti” e senza nemmeno la formula del “soddisfatti o rimborsati”, per mettere la palla dentro i rossoblù dovranno avere più fede (In Dio, in se stessi e negli errori degli altri, ndr) che pazienza. Il Cosenza di stasera è il lontano parente di quello, a tratti autoritario e pimpante, visto a Matera. Contro l’Andria, la squadra di Fontana ha sofferto, ha sofferto, maledettamente, la chiusura di spazi. Ma, ha sofferto anche la sua incapacità, a gara in corso, di cambiare impostazione di gioco e filosofia tattica. Il Cosenza, tradito dall’ansia di risultato, ha sbagliato la gara. Dal punto di vista caratteriale, sotto l’aspetto aggressivo e con lo spirito, per dirla alla Fontana, di “Bergamini, Catena e Marulla”, tenuto ancora una volta negli spogliatoi. Se il punto di Matera aveva fatto, un po’ a tutti, tirare un sospiro di sollievo ed indurre all’ottimismo, il punto di stasera, è un punto oscuro. L’1-1 è nella zuccata di Pascali, ma è anche nei guantoni di Perina, nelle geometrie di Bruccini, nelle chiusure di Dermaku. Il Cosenza, deve ripartire da questi uomini se vuole dare una svolta, decisa e concreta, al suo campionato. Vero, nessuno ha parlato di promozione diretta, nessuno ha sbandierato proclami di disputare un campionato ambizioso e di vertice. Così com’è anche vero che, dopo appena quattro partite di campionato e una di Coppa Italia, dopo tre sconfitte e due pareggi, dopo un gioco, entusiasmante sulla carta, ma “invisibile” in campo, è prematura aprire processi sommari e frettolosi. Ma, è anche vero che se il Cosenza non metterà in campo e non farà entrare in testa le teorie pallonare di Fontana e i teoremi “sarriani”, se il Cosenza non la butterà dentro, se il Cosenza pagherà, a caro prezzo, disattenzione singole e amnesie collettive, cali di grinta e crolli di concentrazione, diminuzioni di cattiveria e involuzioni di agonismo, allora sarà tutto difficile. E, sarà una sconfitta. Per tutti.

    Carmine Calabrese

    foto di Raffaele Morrone

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