Forza Cosenza, non mollare

I Lupi devono subito rialzare la testa. Braglia è l'uomo in più

Più informazioni su


    Ehi Cosenza, che succede? La sconfitta di Cremona, figlia di un’ennesima prova double face dei Lupi, umilia nuovamente il Cosenza. Non solo in campo ma, anche in classifica. Troppo pochi due punti, accumulati in cinque partite (quattro, escludendo la sconfitta a tavolino contro il Verona, ndc), troppo poca la cattiveria e l’attenzione messa in mostra, troppo poca la concentrazione schierata in campo, costata caro ad Ascoli, pagata pesantemente contro il Livorno. Troppo discontinuo l’atteggiamento alla gara e l’approccio all’avversario. Anche ieri allo “Zini”, il Cosenza ha mostrato la sua vulnerabilità, pagando, a caro prezzo, lo scotto del “noviziato”. La squadra di Braglia, rivista nel modulo e negli uomini, almeno per i primi 28’, ha dominato, impensierito, messo paura ai più quotati avversari, intimorendoli tatticamente. Ma, dal minuto 29, tutto è cambiato. Colpa anche del gol, e che gol, di Mogos.

    Un gol che, per costruzione, per realizzazione e per cattiveria, ha disorientato la difesa, “fulminato” Cerofolini e frantumato il disegno tattico di Braglia. Ora, però, è importante non disunirsi, è importante, per tutti, stare vicini alla squadra, limitando al massimo le critiche, stoppando le polemiche ed evitando, inutili e dannosi, processi. Sommari. Gettare la colpa addosso al tecnico, alla squadra, alla società, al direttore sportivo, non serve a nulla. E, soprattutto, a nessuno. L’unico antidoto, è Braglia. Sì, proprio lui, esperto in promozioni, con doti eccelse di psicologo e motivatore, è il valore aggiunto di questa squadra. Dovrà lavorare molto sulla testa, sull’autostima, sulla convinzione dei suoi giocatori. Dovrà ridare al suo Cosenza, quell’entusiasmo, quell’umiltà, quella grinta che è stata determinante nella galoppata play off e nella finale di Pescara. Dovrà lavorare su alcune precise soluzioni tattiche: Mungo, si sa è una garanzia.

    Ha dalla sua estro, sregolatezza, genialità. Ma, come tutti i fantasisti, si accende e si spegne ad intermittenza. Anche ieri, imprigionato dai centrocampisti e dai difensori grigiorossi, è risultato inefficace. Stesso discorso per Verna. Anche l’ex Pisa, ha sofferto le rigide marcature dei padroni di casa. Così come Bruccini. O ancora. Questo Cosenza, non può fare a meno di alcune certezze: Saracco (trasmette sicurezza al reparto, mostra affidabilità tra i pali, prontezza di riflessi nelle uscite ed è imbattibile sulle palle alte), Corsi (non solo perché è il capitano. Ma, perché, indossando il rossoblù, come una seconda pelle, ci mette impegno, grinta e appartenenza), senza dimenticare lo zoccolo duro dello scorso campionato. Nel calcio, si sa, una giornata storta può capitare. Com’è successo a Maniero, com’è capitato a Tutino (beccato a fine partita dallo stesso Braglia, ndc). Ieri, allo “Zini”, il Cosenza è andato in tilt. Il campionato, per fortuna, è ancora lungo e sorride ai Lupi. A cominciare da domenica. Al “Marulla”, arriva il Perugia. Gli umbri, con quattro punti in classifica, non vivono un momento d’oro. Alessandro Nesta, è già nell’occhio del ciclone. La sua panchina, comincia a scricchiolare. Ma, il Cosenza, non può, non deve, guardare in casa d’altri, deve solo pensare a se stesso. Centrare i tre punti, sarebbe un’essenziale iniezione di fiducia. Allora, avanti Cosenza. Rialzati e ulula.

    Carmine Calabrese

    Più informazioni su