Cosenza, testa al Benevento e al … mercato

I Lupi, sono chiamati a dimenticare in fretta il naufragio di La Spezia. Grandi solo i tifosi. Un'altra lezione di sportività, passione e tifo

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    Colata a…l “Picco”. Dopo l’affondamento di La Spezia, sia sul piano del risultato (quattro gol, sono esageratamente troppi, così come il divario tecnico-tattico e temperamentale tra i rossoblù e i padroni di casa, ndc), il Cosenza si rimette in marcia per il prossimo delicato impegno di campionato. Al “Marulla”, arriva il Benevento, ferito dall’orgoglio per lo scivolone interno contro il lanciatissimo Hellas Verona. Contro Coda e soci, non è la solita frase fatta o un semplicistico modo di dire, servirà la gara perfetta. Perfetta, come quella che ha permesso l’exploit a Crotone, perfetta, come quella che ha permesso di raggiungere e superare il Padova. Tutto quello che, a livello di testa, di gamba, di autostima, di cattiveria agonistica e di cuore che, non ha funzionato nella trasferta spezzina, dovrà rimettersi in moto. Senza se e senza ma. Certo, gli alibi per giustificare un “cappotto” del genere, non mancano: il gol a freddo, quello che dopo meno di un minuto, ha condizionato l’atteggiamento, soprattutto mentale, dei Lupi in campo; le non perfette condizioni fisiche di qualche pedina; la giornata, decisamente no, di alcuni elementi: Dermaku, D’Orazio, Mungo, Maniero, Tutino, giusto e solo per fare qualche nome, la rete del raddoppio, e così via. Ma, tanto da cronista, quanto da tifoso sfegatato dei Lupi, credo sarebbe antisportivo e poco professionale, “assolvere” una squadra che, salvato il primo tempo, ha smesso di giocare, ha deciso di non “scendere in campo” nella ripresa, lasciando allo Spezia il diritto di divertirsi. L’atteggiamento del Cosenza, ripetiamo, soprattutto nel secondo tempo, è peggio della figuraccia maturata in campo. Il 4-0, (il risultato poteva essere ancora più imbarazzante, se Perina, non avesse fatto il Perina che tutti conosciamo e che, sta dimostrando di meritarsi la maglia da titolare, ndc) è un’offesa alla maglia silana, alla storia rossoblù, agli sforzi della società, alla grinta di Braglia e, soprattutto, anzi, soprattutto, alla straordinaria e matura passionalità dei 300 e oltre che hanno seguito il Cosenza fino alla città ligure. Ancora una volta, è il Cosenza degli spalti, quello che vince, che convince e che, merita applausi scroscianti. Quel coro finale, quel costante incitamento, anche con quattro “sberle” in faccia, sono, qualora ce ne fosse bisogno, l’ennesima dimostrazione di un pubblico che sotiene i Lupi, ama i Lupi, c’è sempre con e per i Lupi. Nel calcio, una giornata storta, può capitare. Ma, di queste giornate storte, ai Lupi, finora, ne sono capitate parecchie. Vero, il Cosenza, probabilmente, paga l’inesperienza con la cadetteria, paga lo scotto del “noviziato”, paga, probabilmente, una fragilità caratteriale che, in serie B, non è ammessa. Tutti, quasi tutti, dopo il triplice fischio finale, hanno puntato il dito contro un’ossatura di squadra, non attrezzata per la B. Facciamo degli esempi? Verna e Varone, nonostrante un buona carta d’identità anagrafuica ed agonistica, causa l’utilizzo con il contagocce, non sono riusciti a dimostrare il loro valore. Titiriello e Bearzotti, probabilmente, prima essere buoni giocatori, sono penalizzati dall’essere bravi ragazzi. Stessa cosa dicasi per Cerofolini. Discorso a parte per Di Piazza. L’ex Lecce, quand’è stato chiamato in causa, ha “steccato”, dimostrando di non essere utile alla causa. Così per Perz. Si salva, Baclet. L’uomo della Provvidenza dei play off, ogni qualvolta è sceso in campo, ha fatto il suo dovere. Suo il momentaneo pari di Palermo, suo il rigore dell’1-1 contro il Padova. Se, a tutto questo, ci aggiungiamo il lungodegente Trovato, l’infortunato Capela, l’utilizzo centellinato di Palmiero, ecco, forse, spiegato, almeno in parte, il non esaltante cammino del Cosenza. Questa squadra, latita in attacco, si smarrisce a centrocampo e, naufraga, spesso, in difesa. Tutti, quasi tutti, sperano nel mercato. Ma, da qui alla riapertura del mercato di riparazione, mancano ancora tre partite: Benevento e Salernitana, in casa, Venezia fuori le mura amiche. All’ultima giornata, il Cosenza si godrà la sosta e una giornata da spettatore, sperando che le altre dietro continuino a non macinare punti. Nonostante la sconfitta, anche tra sabato e domenica, le squadre dietro i Lupi, non hanno fatto significativi balzi in avanti. Il Crotone, ha riposato. Il Foggia è caduto a Livorno, il Carpi è “affogato” nell’Adriatico di Pescara, il Padova è stato la vittima sacrificale del Palermo. Prendere punti, in queste ultime tre partite, è ossigeno puro. Quattordici punti, sono pochi per sentirsi al riparo dalle “sabbie mobili” della classifica. L’unica fortuna di questa squadra, lo ripetiamo, è Braglia. Poi, il pubblico e, infine, il mercato. Già, il mercato. Braglia, nel dopo gara, ha fatto intendere che il diesse Trinchera è al lavoro. Quanti saranno con la valigia in mano?

    Carmine Calabrese

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