San Nicola Arcella: Nasce comitato cittadino per salvare l’asilo di suor Cecilia

Il Comune si è fatto promotore dell'iniziativa. Decisa la raccolta di fondi 

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    Una cosa è chiara: per buona parte dei cittadini di San Nicola Arcella l’asilo delle suore rappresenta il filo della storia del paese, che ha intrecciato e segnato per anni la storia dei singoli: proprio per questo, oggi, perdere l’asilo per molti significherebbe perdere una traccia importante del passato. Poi c’è il resto della popolazione, che ha seguito una strada diversa e che ora guarda il tutto con distanza o interesse. Suor Cecilia, in ogni caso, la conoscono tutti e, in seguito alla vicenda della scuola materna “Filomena Barletta”, la conoscono anche fuori San Nicola come la suora resistente, che non ha accolto l’invito della Casa Madre a ritornare a Roma ma rimane con 28 bambini nel suo asilo, quasi a presidiarlo. La volontà di non cedere c’è anche nell’amministrazione comunale guidata da Barbara Mele.

    Per l’appunto ieri pomeriggio ha organizzato un’assemblea pubblica, in cui la sindaca ha spiegato l’evolversi dei fatti, partendo dall’inizio, da quando, cioè, nell’ottobre del 2015, la suora scrisse al Comune una lettera, in cui comunicava la decisione da parte della Madre generale di chiudere la scuola, perchè finita nell’istanza fallimentare dell’ordine “Figlie di nostra Signora al Monte Calvario”. Da allora, nella faccenda sono rimaste coinvolte sia autorità civili che religiose, compresi Vescovo e sacerdoti, e il motto cavouriano “Libera Chiesa in libero Stato” ha reso evidente l’incongruenza tutta nostrana nell’ordinamento scolastico.

    Alla sindaca è stato ribadito:” lei pensi alle questioni civili, che noi pensiamo a quelle religiose”. Salvo un piccolo particolare: che l’asilo di San Nicola le contempla entrambe e lo sforzo per venirne a capo, pertanto, dovrebbe essere profuso da tutte e due le parti. Invece, il Comune è rimasto solo a portare avanti la battaglia, beccandosi anche una bella denuncia per turbativa d’asta da parte del Comitato dei creditori dell’Istituo religioso, un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, notificato all’Ente il 9 gennaio e finalizzato ad annullare la delibera comunale del 9 settembre 2016, che aveva come oggetto la proposta di vincolo di destinazione d’uso dell’immobile.

    A sua volta, il Comune ha fatto ricorso al Tar, ritenendo infondate le motivazioni del Comitato creditori e, nello stesso tempo, legittime quelle dell’amministrazione, che riguardano unicamente il governo del territorio e sono in conformità con la classificazione catastale dell’edificio. Inoltre, al ricorso per turbativa d’asta è annessa la richiesta di risarcimento danni, che è parsa all’amministrazione un atto con chiara manifestazione intimidatoria nei confronti di un ordine democratico nell’esercizio legittimo delle sue funzioni. La matassa, quindi, si fa sempre più intricata. All’assemblea di ieri Barbara Mele ha proposto la costituzione di un comitato cittadino, che si faccia carico di una raccolta fondi, per arrivare almeno a una cifra di 25,000 euro, con cui il Comune potrà rispondere alla prossima asta con un anticipo e poi avviare la richiesta di un mutuo, acquisire l’immobile e lasciarlo a disposizione dei cittadini. La proposta è stata accolta e, nonostante un privato presente in sala, un forestiero che villeggia a San Nicola Arcella, si fosse offerto di dare il contributo per avere poi titolarità sull’immobile e realizzare un suo progetto, l’assemblea è stata irremovibile: l’asilo deve rimanere alla collettività.

    C’è poco più di un mese per la raccolta. Ora la comunità è chiamata a manifestare concretamente il suo attaccamento alla scuola. E, in tempi di crisi, ci si chiede se davvero sia giusto che un immobile frutto di una donazione, utilizzato dalle religiose dietro un uso capione, quindi finito in un fallimento per ragioni “romane” e non locali, ora debba essere salvato dalla parte civile della società, mentre l’altra se ne sia pilatescamente lavate le mani.

    Tania Paolino

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