Michele, i suoi 7 anni e quella protesi. Da adulto

Questa è la storia, per fortuna a lieto fine, di un bambino e di una protesi d'anca

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    Quell’innesto osseo … extralarge. Anche troppo. Michele, 7 anni, carattere allegro, dall’impulsività esplosiva e dalla faccia sempre sorridente, è il protagonista di questo racconto. Non scritto da un sofisticato autore, né, tantomeno, “cantata” da un intrattenitore di basso livello. Questa storia che “nasce” nel ventre dell’Annunziata, precisamente nel reparto di Ortopedia, “puzza” di leggerezza medica, di disattenzione diagnostica e di approssimazione interventistica. Ma, adesso, inizia a “profumare” di speranza e di ripresa. Fisica e morale. Di un’intera famiglia. Questa storia, così come il suo protagonista, è, ora, all’attenzione dell’equipe specialistica del centro ortopedico e traumatologico pediatrico di Lecco, considerato uno dei punti d’eccellenza dell’ortopedia italiana e europea. Così come è al vaglio anche dei legali di fiducia della famiglia di Michele che, tra acquisizione di carte e perizie mediche, sperano di vedere presto la luce, in fondo al tunnel. Un tunnel di paura, di preoccupazioni, di allarmismo e di angoscia che, da mesi, stanno percorrendo, senza trovare un’uscita. L’incubo per Michele e la sua famiglia, inizia con una caduta dal muretto. Il bimbo, in compagnia dei suoi amichetti, sta giocando. Partite di pallone e nascondino caratterizzano i tempi dei suoi momenti di gioco e spensieratezza preferiti. Mentre sta rincorrendo un pallone, Michele cade da un muretto, rimanendo per terra. Urlante e dolorante. La gamba, sinistra, gli fa male. Non riesce a muoverla, non riesce nemmeno ad alzarsi. I suoi amici, sentendolo gridare, si precipitano a casa per chiedere aiuto. I soccorsi sono immediati. L’equipe medica e infermieristica del 118, intervenuta prontamente, sistema Michele sulla barella, gli immobilizza la gamba e lo monitora per stabilizzare i suoi parametri. Il battito del piccolo è debole, così come il suo respiro è lento e la voce è flebile, così bassa che a stento riesce a parlare. Arrivato in ospedale, Michele viene preso in consegna dai medici di Ortopedia. Sistemato in trazione, viene sottoposto a radiografia e tac. Sia l’rx che la tomografia assiale computerizzata, evidenziano la frattura scomposta del femore e dell’anca. Michele viene preparato per l’intervento chirurgico. Lui e i suoi genitori, vengono tranquillizzati dai medici: l’intervento è semplice, un’operazione routinaria, con un’elevata riuscita di successo. Michele entra in sala operatoria e dopo un paio d’ore è di nuovo nella sua stanza. Dorme ed è tranquillo. Il giorno delle sue dimissioni, lamenta dolori alla gamba e fastidi all’altezza dell’anca. Anche in questo caso lui e i suoi genitori vengono tranquillizzati: fastidi e dolori sono normali. La protesi si deve “adattare” alla struttura dell’anca. Questione di giorni. Con immobilismo, pazienza, carezze e antidolorifici, andrà tutto a posto. Ma le rassicurazioni, così come le terapie farmacologiche, non fanno bene a Michele, né lo fanno guarire, né gli attenuano dolori, né gli “anestetizzano” i fastidi. Michele piange, ha mal di pancia e sente la gamba che “tira”. I genitori ritornano in ospedale per far visitare Michele. I medici, tranquillizzano la madre e il padre e dicono che è tutto ok. Michele continua a lamentarsi, piange e chiede aiuto. Un radiologo, amico di famiglia, decide di sottoporre Michele ad un approfondito rx e ad una serie di esami strumentali. Mentre il radiologo “legge” le radiografie, la sua mimica facciale “dice” più di quello che si potrebbe spiegare a parole. La diagnosi è certa: inappellabile. Michele è stato operato, l’intervento è stato fatto bene. Peccato, però, che la protesi dell’anca è quella di un adulto, non quella di un bimbo. L’innesto “extralarge” ha modificato la struttura ossea di Michele che, pende dal lato sinistro, caricando ancor di più di dolore e fatica la gamba operata. Il radiologo dice ai genitori che non c’è tempo da perdere. E’ lo stesso specialista nella lettura e interpretazione delle immagini, a mettersi in contatto con i colleghi lombardi, segnalandogli il caso e l’emergenza. Arrivato nella cittadina lombarda, Michele viene rioperato. La protesi extralarge, viene sostituita con una da bambino, perfettamente combaciante con la struttura osseo-anatomica di Michele. I medici di Lecco, “bocciano”, senza ripensamenti, l’equipe interventistica che ha operato Michele all’Annunziata. Il piccolo ora sta meglio. I dolori sono diminuiti, i fastidi passati e le lacrime non “gocciolano” più come una vecchia fontana. Per correre ci vorrà ancora tempo. Prima ci sarà tanta fisioterapia e altrettante prove di tenuta fisica. Michele, nonostante i suoi 7 anni, sta dimostrando di essere forte. Più forte del dolore, più forte dell’operazione, più forte dei fastidi. Michele, tenuta a fatica letto, non ha perso la sua spontaneità, né il suo ottimismo, né l’esuberante e impulsiva esplosività dei suoi sorrisi. 

    Carmine Calabrese

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