Il mio 4 Maggio. Rosso cardinale

Riflessioni sulla festa di San Francesco e di un figlio ritrovato di questa terra che sa ancora fare miracoli

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    Riceviamo e pubblichiamo una intensa riflessione di Eppe Argentino Mileto sull’appartenza alla città di Paola riscoperta durante i festeggiamenti di San Francesco di Paola:

    Non ho mai amato rivisitare i luoghi della memoria. Perché amo la memoria. E la rispetto, fino al punto da svestirla di ogni appartenenza, sottrarle gli orpelli del tempo, ripianare le rughe delle stagioni, collocarla in qualunque punto dell’universo. Mi accompagna, mi segue, mi insegue. E’ lì. Non mi sono mai sentito figlio di nessuna terra, ma cittadino del mondo. E la mia casa è ovunque io vada. Ho riempito milioni di volte la valigia di quello che la vita mi ha dato, in modo che non potesse un giorno dirmi che non avevo quello che si aspettava da me. Ma quest’anno ho fatto un’eccezione. E mi sono ritrovato a Paola, la mia città. Proprio nei giorni dei festeggiamenti dedicati al Santo Patrono, Francesco da Paola. E cioè dall’1 al 4 Maggio.

    Sapevo cosa avrei visto, a cosa avrei assistito: le Messe del 1 Maggio, il Canto dei Vespri, i concerti musicali, le luminarie, la gente, tanta, tantissima gente fra le bancarelle del Lungomare e quelle del Corso, quel disordine tipico della gente in festa, il Mantello e il Simulacro del Santo portati in processione il 3 e il 4, le liturgie sacre e istituzionali, l’accensione della lampada votiva, la visita presso la casa circondariale, l’ospedale, il saluto dei ferrovieri alla stazione, la consegna delle chiavi da parte del Sindaco al busto d’argento di San Francesco, nel cuore della città antica, le contrade e i quartieri in festa, scossi da quell’urlo al passare del Patrono fra le strade che squarcia le coscienze, si leva sui clacson impazziti delle auto e sulle urla dei bambini portati a spalla che invocano lo zucchero filato o un palloncino, quell’urlo che ti attraversa anche se non sei nato in Calabria, anche se non credi in Dio, anche se non sai dove ti trovi: Viva San Francesco! Viva il Santo dei poveri! Viva la carità!

    Quell’urlo di scoppia dentro, ti colpisce come uno schiaffo apocalittico, ti pervade come un brivido di ghiaccio sulla pelle bruciata dal sole, ti raggiunge come un destino al quale pensavi di essere sfuggito. Viva San Francesco! Viva il Santo dei poveri! Viva la carità! Mi aspettavo tutto questo.

    E poi, quel clima anarchico di gente anarchica che in quei quattro giorni non ha orari, tira tardi la notte, guarda la luna come il sole a mezzanotte, quasi quei quattro giorni di Maggio aprissero il sipario sulle notti d’estate. Mi aspettavo tutto questo. Dopo pranzo Paola soccombeva a un sole traditore, regalando un eccitante sopore. Ma nel pomeriggio le finestre si aprivano in cerca d’aria fresca, il clangore dei treni in lontananza si mescolava alle note della banda che accompagnava le processioni mentre una folla giubilante usciva in strada con l’unico proposito di vivere fra gli scoppiettii delle motociclette, gli inviti a squarciagola dei venditori ambulanti, il tramestio di miliardi di passi, frettolosi di raggiungere il Santo.

    Mi aspettavo tutto questo. Ma chiedevo anche io un miracolo: l’appartenenza. E il miracolo è arrivato. Facendo crollare tutte le mie difese, quel miracolo aveva un colore, il rosso cardinale, il  ponsò dell’abito talare del Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e  Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, venuto in visita a Paola per i solenni festeggiamenti di San Francesco.

    La sera del 3 Maggio, in Piazza, ha parlato alle famiglie “A voi genitori chiedo: Volete che i vostri figli siano onesti cittadini e buoni cristiani? Volete che siano persone felici? Volete che i vostri figli siano costruttori di pace, cristiani veri? Insegnate loro la fede, fate loro respirare la fede”. “Quanti ragazzi, giovani, quante persone anziane che con fede e fatica hanno camminato. Quante famiglie ho visto qui presenti. Ho visto soprattutto voi genitori, che fate dei miracoli nelle vostre famiglie, perché con la grazia di Dio fate il miracolo della vita nuova, i vostri figli, che generate nel corpo e nell’anima e per i quali fate innumerevoli sacrifici. Li fate con gioia perché sono i nostri figli, il nostro futuro. Questa sera, in queste ore, abbiamo tutti respirato la fede, grazie a San Francesco. E i vostri figli, dai più piccoli agli adolescenti ai giovani, tutti hanno respirato la bellezza della fede, la bellezza di un modo di vedere e vivere la vita che porta pace nel cuore e ci fa diventare strumenti di pace e di riconciliazione”.

    All’indomani della chiusura del Giubileo Straordinario della Misericordia, il cardinale Bagnasco ha sottolineato così il significato stesso della vita che si compie tutti i giorni attraverso la bellezza della fede, della pace, della riconciliazione.

    E’ qui che ho sentito la vera appartenenza. Attraverso quelle parole che si levavano in volo alte, nel cielo di San Francesco. Ed anche il giorno dopo. Nella piazzetta Pizzini, rione Cancello, cuore pulsante della vera Paola. Quando il Sindaco Basilio Ferrari ha parlato delle povertà, vecchie e nuove, di lavoro, fame, emergenza casa. Degli impegni che la politica assume con la città tutta, un patto con il messaggio di Francesco, un cambio di passo verso gli ultimi perché la città non conosca mai più ultimi. E lo ha urlato con tutto il fiato che aveva in gola.

    La presenza del Cardinale che lo osservava, ascoltava, lo esplorava con cenni di assenso unitamente alle parole di quel Sindaco, quel giovane Sindaco capace di chiedere scusa alla sua gente, mi hanno ridestato e fatto comprendere che anche in questo angolo di Italia, c’è chi è capace di renderle, le scuse.

    E non è vero che sono scontate. Sono il frutto di un’elaborazione. Chiedere scusa è un gesto importante, forte, asciutto e potente che richiede la percezione di sé coniugata al rispetto dell’altro, recide ogni legame con lo stelo di spine dei rancori e ti consegna il fiore sbocciato della riconciliazione, della riconversione del cuore,  fra i petali della pace e la rugiada della speranza.

    Certo, mi sarei aspettato a consuntivo di questa esperienza maggiore attenzione alle parole del Cardinale Bagnasco da parte di certa stampa.

    Ma evidentemente ognuno ha i propri tempi.

    Sono questi i punti salienti di questo 4 Maggio a Paola. Adesso so cosa aggiungere alla mia valigia. Un sogno rosso cardinale.

     

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