Marcello era proprio una bella persona

E’ sempre tremendamente difficile, scrivere di un collega, di un amico, di un compagno di missione, di un insegnante di professione, che non c’è più. Il rischio di cadere, o meglio, di scadere nella retorica delle frasi fatte, dei pensieri di circostanza, è altissimo. E, per alcuni aspetti, anche inevitabile. Scrivere di qualcuno che non c’è più è un compito difficile. Bisogna stare attenti alle parole da usare, bisogna aver rispetto del dolore, bisogna aver, sembra assurdo, anche pietà per la morte e commiserazione per il destino. E, non importa, né il grado di confidenza che lega a lui, né conta la qualità del rapporto, in termini di affetto, amicizia e stima. Marcello Le Piane, il giornalista lo faceva, non solo per mestiere, ma per passione, per missione, per piacere e per servizio. Marcello, andato via troppo presto, ci lascia in eredità la sua grandezza professionale, l’eccezionalità della sua bravura, l’umanità del suo insegnamento. Sì, perché Marcello, leggendo con commozione alcuni post a lui dedicati, osservando con le lacrime agli occhi, la profondità di alcuni stati, pensati, urlati e scritti per lui, ci ha davvero insegnato e, continuerà a farlo, cosa vuol dire essere persone belle e belle persone. Lui era entrambe, lui era capace di far emergere il lato migliore degli altri, era in grado di stimolare entusiasmo e produrre sorrisi. Era in grado di parlare, con gli occhi, con l’empatia, con la spontaneità di uno sguardo, anche senza dire una sola parola. Marcello era, anzi pardon, è e rimarrà sempre questo. Un missionario della notizia, un cronista di strada, un compositore di immagini e di realtà, un miscelatore di fantasia. Senza tempo e senza età. Grazie Marcello, buon viaggio.