Melodie della diaspora e senso della responsabilità individuale

A Santa Maria del Cedro inaugurata la Giornata europea di cultura ebraica

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    Il suono imponente dello shofar che accompagna la profonda spiritualità del rituale ebraico ha inondato per qualche minuto palazzo Marino, sede del museo del cedro a Santa Maria del Cedro, insieme alle melodie mediterranee dei “Peri Hadar” . Occasione, l’incontro di apertura domenica mattina alle manifestazione calabresi della Giornata europea della cultura ebraica dedicata quest’anno al tema della “Diaspora ebraica” come testimonianza universale di “Identità e dialogo”. Un’iniziativa voluta dall’Ucei e sostenuta con il patrocinio in Calabria della Regione e della città di Cosenza. Franco Galiano, presidente dell’Accademia del cedro, ha moderato l’incontro che ha tracciato soprattutto il senso dell’iniziativa europea. L’identità culturale e religiosa come opportunità di dialogo e di arricchimento reciproco. La vicesindaca Roberta Rizzo, portando i saluti istituzionali, ha evidenziato l’integrazione della comunità ebraica nel tessuto sociale ed economico della cittadina. Il presidente del Consorzio del cedro, Angelo Adduci, ha preso in considerazione il valore aggiunto di una politica capace di intraprendere “azioni di rimozione del contesto che pregiudica l’organizzazione dello sviluppo” ricordando come la diaspora possa compararsi al fenomeno dell’emigrazione vissuto dalle popolazioni calabresi. Nella sua relazione sullo spirito della diaspora nella musica tra Ottocento e Novecento, Viviana Andreotti, studiosa di cultura musicale ebraica, ha ripercorso i tratti significativi di musicisti che hanno rielaborato in termini compositivi e artistici il dramma della diaspora. Tra questi Jakob Mendelssohn, Giacomo Mayerbeer, Arnold Schönberg, Gustav Mahler, George Gershwin.

    Roque Pugliese, referente per la Calabria e consigliere della Comunità ebraica di Napoli e delegato per la Giornata europea della Cultura ebraica, ha spiegato il simbolismo usato nella divulgazione dell’evento: un fiore costruito su sette steli portanti che ricordano il candelabro a sette bracci (Menorah); gli steli che si staccano dal centro, che simboleggia Israele, rappresentano i semi della cultura ebraica che fioriscono portando innovazione. L’ebraismo – ha concluso Pugliese – non si compone di una struttura rigida, ma si lascia permeare, mantenendo comunque la propria identità, ma arricchendosi nel confronto. Il rabbino Moshe Lazar ha evidenziato il ruolo della conoscenza e della cultura nell’evitare fenomeni distruttivi come il nazismo e, nel distinguere tra cultura ebraica e religione ebraica, ha esposto la priorità etica che guida la responsabilità individuale perché – ha detto – “dobbiamo cercare di essere perfetti. Ogni persona deve fare qualcosa per il prossimo”. Inoltre, ha evidenziato alcune caratteristiche solidali che appartengono alla cultura ebraica e alla calabresità, nella quale non sono rintracciabili segni di antisemitismo.

     

    L’iniziativa, che tende a valorizzare storia e tradizione locali insieme alla Calabria ebraica, è proseguita, come da programma, a Zambrone (Vv) nel pomeriggio di ieri. Oggi a Reggio Calabria presso la sede comunale. Martedì mattina a Bova Marina, e nel pomeriggio a Cosenza presso il Chiostro di San Domenico per concludersi mercoledì a Crotone, nella mattina, e a San Giorgio Morgeto, nel pomeriggio.

     

    Francesca Rennis

     

     

      

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