Trema l’Annunziata: misteriosa morte di una 75enne

Pare si tratti di un errore diagnostico. Scatta la denuncia


Tra camici macchiati di sospetti e corsie affollate di verità e di giustizia. C’è sempre più spesso un filo, abbastanza resistente, che annoda la sanità e la giustizia. C’è sempre, un riflettore acceso sull’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza, pronto a fare luce su casi di malasanità. A volte, presunti, a volte certi. E’ un filo che recide la serenità dei medici, taglia la spensieratezza delle famiglie, separa la vita dagli affetti. E, stringe, come un cappio, l’esistenza di chi rimane. I numeri, purtroppo, sono sempre più alti. Uomini, donne, bambini, condannati a morte, da diagnosi sbagliate, da errori di valutazione, da patologie scambiate per altro. Sarebbe un errore, imperdonabile e deontologicamente scorretto, dire che è solo e sempre colpa dei medici. A volte, è anche colpa, di un sistema malato, ormai al collasso. Indebolito da carenze gestionali, da scarsità organizzative, da mancanze di personale. I medici, di ogni reparto, così come gli infermieri, gli ausiliari, sono spesso costretti a dover fronteggiare emergenze di ogni tipo. Poi, sale la stanchezza, s’affloscia la concentrazione, le energie vengono meno e anche il giuramento d’Ippocrate, finisce per perdere la sua efficacia. Quasi ogni giorno, raccontiamo di morti sospetti, quasi ogni giorno è caccia al colpevole. Nemmeno questo aiuta. I medici, si ritrovano così sempre con le spalle al muro, quasi fossero condannati davanti al plotone d’esecuzione. L’ultima storia che arriva dall’Annunziata è quella di una donna, deceduta, secondo la denuncia dei familiari, per colpa di una diagnosi sbagliata. Un aneurisma addominale, scambiato per altro. L’incubo della donna, sempre per come raccontato dai parenti, attraverso una dettagliata denuncia, presentata al posto fisso di polizia, per tramite dell’avvocato Cristian Cristiano, inizia nella giornata del 15 maggio scorso. La donna, pensionata 75enne, ormai da giorni, accusa forti dolori, tra l’addome, l’inguine e la schiena. Sono dolori insopportabili. Dolori che resistono anche alla somministrazione di antidolorifici. I familiari della 75enne, decidono di ricorrere alla cure del Pronto soccorso. La 75enne, dopo un lungo iter nel traige, viene visitata e ricoverata nel reparto di Malattie Infettive. I medici, non hanno dubbi: è un’infezione alla vie urinarie. La paziente, viene sottoposta ad apposita terapia. Antibiotica e farmacologica. I familiari, la vedono sofferente, pallida, debilitata. Chiedono e, anche con insistenza, che la loro congiunta venga sottoposta a tutti gli esami specialistici: tac, risonanze, radiografie, esami del sangue. E, così via. A quanto pare, non le viene fatto niente di tutto questo. Anzi, sempre secondo il racconto dei familiari, straziati dal dolore e in cerca di una verità, la pensionata, dopo quattro giorni di ricovero e cure, viene dimessa. La pensionata, sta sempre peggio. I dolori, si fanno sempre più inistenti. A tratti, insopportabili. I familiari, allertano il 118 e chiedono il ricovero urgente in ospedale. Si ricomincia daccapo. Inizio un nuovo calvario, questa volta nel reparto di Gastroenterologia. Altre diagnosi, nuove ipotesi, nuove terapie. Il quadro generale s’aggrava. Anche per via di un insistente sanguinamento. Non succede nulla. La 75enne, peggiora. Sottoposta ad un’endoscopia, alla paziente viene diagnosticata una massa tumorale. Secondo i medici del reparto, quella massa va asportata. Chirurgicamente. L’intervento, seppur considerato routinario, presente dei rischi. La zona interessata dalla massa è vasta: stomaco, duodeno e pancreas. La 75enne, peggiora a vista d’occhio. Sabato scorso, intorno alle 16, insorge un arresto cardiaco. I medici, tentano il tutto per tutto, sottoponendola ad un delicato intervento chirurgico. La paziente, non ce la fa. Due ore dopo, spira. Lasciando i familiari, attoniti e disperati. Secondo i familiari, di quel presunto tumore, non ce n’era traccia. Secondo loro, è tutta colpa di un errore diagnostico. La donna, infatti, sarebbe morta per colpa di un aneurisma addominale. Scatta la denuncia. L’informativa, trasmessa alla Procura della Repubblica, è finita sul tavolo del capo dei pm. Verrà ordinato, probabilmente, il sequestro della salma e di tutta la documentazione medica. Il resto, purtroppo, lo dirà l’autopsia. E, dirà anche se quest’ennesima tragedia di corsia, poteva essere evitata. L’Ospedale trema, di nuovo.

Carmine Calabrese