Morì nel reparto “Falcone”, il pm: “Processare quei due medici”

Ancora una volta l'Annunziata di Cosenza, teatro dell'ennesimo caso di malasanità

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    Radiografia di un calvario. Doloroso e mortale. Ancora una volta, la luce dei riflettori della cronaca, s’accende sull’Annunziata di Cosenza, teatro dell’ennesimo caso di malasanità. Ancora una volta, l’eco dell’indignazione pubblica rimbomba nei corridoi, nelle stanze, nei reparti dell’ospedale civile di Cosenza, sempre più centro ed epicentro di violenti scosse, mediche e giudiziarie. L’ultimo caso, in ordine di tempo, ha per protagonista, sfortunato ed innocente, Francesco Roselli, un pensionato di Acri, entrato in ospedale per scoprire le cause di una serie di malori ripetuti e uscito a 64 anni dal reparto di Chirurgia “Falcone”, dalla porta dell’obitorio. Per la morte di Roselli, dopo un lungo iter investigativo e giudiziario, la Procura della Repubblica di Cosenza, attraverso l’aggiunto Marisa Manzini, ha chiesto al giudice per le udienze preliminari, il processo per Antonio Perri, primario della “Falcone” e per Michele Piccolo, medico nello stesso reparto. Secondo il procuratore aggiunto Manzini, i due camici bianchi sono responsabili dell’omicidio colposo di Francesco Roselli. Il prossimo 18 gennaio il gup, dirà se le conclusioni dell’accusa saranno penalmente rilevanti o se la morte del pensionato acrese, non ha nulla a che vedere con l’operatore dei due professionisti. La famiglia del 64enne, non riesce ancora a darsi pace. Dal 29 giugno del 2014, i congiunti di Roselli chiedono verità, aspettano giustizia e chiedono una condanna esemplare per chi li ha privati del loro caro. L’epilogo triste di questa storia, come detto, è datato 29 giugno. Ma, la storia di questo calvario, inizia esattamente nove giorni prima. Era il 20 giugno del 2014 e, nel primo pomeriggio, il pensionato, accompagnato dai suoi familiari, si recò all’Ospedale di Acri per un malore. I medici del “Beato Angelo”, dopo averlo visitato e sottoposto ad esami specifici, disposero il suo immediato trasferimento all’Annunziata di Cosenza, nel reparto di Chirurgia “Falcone”. Il quadro clinico del 64enne era alterato, così come era alterato anche lo stato di apprensione dello stesso Roselli e dei suoi familiari. I medici, dopo aver “letto” gli esiti degli esami specialistici ed aver visitato il pensionato, decisero di sottoporre il pensionato ad una laparoscopia (esame endoscopico della cavità addominale, praticato per mezzo di un’incisione delle pareti addominali, ndc) Nonostante le rassicurazioni mediche, il pensionato venne ricoverato e sottoposto ad una precisa terapia farmacologica. Gli effetti della somministrazione farmacologica, però, non produssero alcun beneficio. Anzi. Con il passare delle ore, infatti, le condizioni generali di salute di Francesco Roselli, precipitarono progressivamente, fino alla scoperta, tramite una Tac, di un paziente devastato dalla sepsi. Nuove terapie farmacologiche, così come minuziosi nuovi esami specifici, non servirono a nulla. Il 29 giugno, infatti, il cuore di Francesco Roselli smise di battere, dopo oltre venti ore di coma farmacologico. Il decesso del paziente, scatenò la rabbia dei familiari che, dopo aver chiesto spiegazioni al personale medico ed infermieristico, contattarono l’avvocato Vincenzo Conforti, loro legale di fiducia, per affidargli l’incarico di denunciare l’accaduto. La denuncia, raccolta dalla Procura, diede il via all’inchiesta con il sequestro della salma, l’acquisizione delle cartelle cliniche e l’autorizzazione dell’esame autoptico. Proprio da quest’ultimo atto, sono emerse secondo la Manzini gravi responsabilità dei medici relative ad “un’errata terapia farmacologica, nonché gravi e svariate omissioni”. Questa la triste trama di questo decesso. Ora il 18 gennaio, il resto della storia e i titoli di coda.

    Carmine Calabrese

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