La tregua del Natale di Ypres, il libro di Cataldo Bevacqua, presentato a Paola

Una serata interculturale con ospiti giovani immigrati

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    Ypres, Belgio, 24 dicembre 1914. Due eserciti, quello inglese e quello tedesco, si combattevano per guadagnare un metro di terreno lungo il solco di una trincea. E’ la Prima guerra mondiale, ancora mancavano alcuni mesi prima che nella stessa cittadina belga si sperimentassero nuove armi chimiche, fatte con “gas mostarda” o “Yprite”. Ma la notte di Natale era una notte speciale anche sul fronte: venne allestito alla meno peggio un albero e si diede inizio a una tregua. Questo episodio rasserenò per un poco gli animi dei soldati, ne scrissero nelle lettere ai propri cari, testimonianze sensibili per ricostruire tutta l’intera vicenda. Le lettere dei militari inglesi sono state pubblicate dal New York Times, quelle tedesche vennero deliberatamente bruciate. Non a caso, tra i tedeschi combatteva un giovane Adolf Hitler, il quale allibì di fronte all’albero di Natale, considerando disgustosi gli scambi di auguri. A pensare di tradurre in italiano le lettere dei soldati inglesi è stato l’avvocato Cataldo Bevacqua, di Castrolibero. Il libro che ne ha ricavato, La tregua di Natale di Ypres, è stato presentato ieri sera a Paola dal giornalista Francesco Frangella, all’interno di una manifestazione organizzata dall’associazione Smile, dai giovani di Paola InMensa, dalla Società Azzurra. La serata aveva significativamente come titolo “Aggiungi un posto a tavola”, perchè insieme con Bevacqua e Frangella e altri ragazzi del posto sono stati protagonisti i ragazzi immigrati ospiti di una locale struttura alberghiera. I giovani africani, dopo la rotta del deserto e la partenza dalla Libia, sono sbarcati a fine estate nel porto di Reggio Calabria, nel mese di settembre sono arrivati a Scalea, dove sono rimasti qualche settimana, per essere poi spostati a Paola. Sono giovani donne e uomini, bambini, in maggioranza musulmani, che ieri sera hanno dato vita a uno spettacolo interculturale. Vecchie e nuove trincee, quindi. Il Mediterraneo lo diventa ogni qualvolta da mare si trasforma in filo spinato, solco o, peggio, muro. Ma il Mediterraneo ha anche due sponde, da una si parte, all’altra si arriva, come in un grande abbraccio.

    Tania Paolino

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