Da badante a “figlia” e ricca ereditiera

Succede che nei fatti di cronaca, sia essa nera che giudiziaria, la linea sottile tra una trama di fantasia giallista e un caso reale, diventi invisibile. E, per alcuni aspetti, anche accattivante

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    Quell’eredità invalidata. Non, ancora, da un giudice. Ma da un … ictus. Proprio, come in questo caso. Amelia, 85enne, nata a Cosenza e trasferitasi a Roma, dove ha passato gran parte della sua esistenza, nel 2013 ha lasciato la capitale, vendendo proprietà e passato, facendo rientro nella sua città natale. Con i soldi, tanti, ricavati dalla vendita del lussuoso immobile romano e di altri proprietà, ha comprato due case in città e altri beni di lusso. Assicurandosi anche un aiuto in casa, per piccole e grandi faccende domestiche, accogliendo nella propria casa, come badante, Emilia, sessantenne. dall’aria mite, dallo sguardo comprensivo e dall’atteggiamento affettuoso. Il rapporto umano e professionale tra le due donne è andato bene, fino all’inverno del 2015, quando all’età di 85 anni, la pensionata ha lasciato questa vita, devastata dagli effetti di un ictus che, ne aveva minato facoltà motorie e funzionalità cerebrali. Prima di essere “allettata” dall’ictus e di tornare, per sempre, alla “casa del Padre”, l’85enne, ha adottato la sua badante, facendola entrare, ufficialmente, non solo nell’album di famiglia, ma garantendole l’ingresso, a norma di legge, nell’asse ereditario. Un premio. Per affetto, per devozione e, forse, per amore e gratitudine. Poco prima di esalare l’ultimo respiro, infatti, Amelia ha lasciato gran parte della sua fortuna ad Emilia. La sessantenne, in un solo colpo, s’è ritrovata un cognome prestigioso, un conto in banca a diversi zeri e un patrimonio da ereditare: case, gioielli, beni di valore, magazzini, terreni e soldi. Tutto per un valore, complessivo, di poco superiore a mezzo milione di euro. Spiccioli esclusi. Come succede spesso e anche nelle classiche “migliori famiglie”, i parenti diretti della pensionata, fiutando “puzza” di imbroglio”, hanno denunciato la ricca ereditiera, accusandola di “circonvenzione d’incapace”. L’ereditiera, nel frattempo, senza nemmeno aspettare di “metabolizzare” il lutto e dare un senso al “doloroso” distacco, aveva pensato di riempire il “vulnus” affettivo, vendendo uno dei due appartamenti ereditati. Un appartamento in pieno centro, veduto a cifre definite interessanti. L’intervento a “gamba tesa” dei parenti diretti dell’85enne (una sorella a Roma e un nutrito gruppo di nipoti, pronipoti e sanguigni vari, spari tra Cosenza e diverse città italiane, ndc) ha, di fatto, bloccato tutto. Annullando l’atto di vendita dell’appartamento e lasciando il neo proprietario della casa, con le chiavi in mano ma senza il “pass” per aprire la porta ed accomodarsi dentro. I parenti dell’85, dopo infinite riunioni di famiglie, hanno dato mandato all’avvocato Gabriella Marini Serra, legale cosentino, tra i massimi esperti di questioni ereditarie e volontà testamentarie, di denunciare Emilia per svariate ipotesi di reato. La denuncia, firmata da tutti, è stata trasmessa in Procura e affidata al sostituto procuratore della Repubblica, Antonio Bruno Tridico. Il magistrato, dopo aver raccolto l’atto formale di denuncia, ha dato incarico ad un perito di controllare tutta la documentazione testamentaria, per analizzarla. L’avvocato Gabriella Marini Serra, autorizzata dai suoi clienti, ha nominato un suo perito di fiducia che, leggendo le carte, spulciando documenti e visionando visure, s’è reso conto di una serie di anomalie, evidenziandole in neretto, con l’etichetta di “strane”. Ad esempio, una primo documento testamentario, datato 2014, esattamente l’8 agosto, nel quale, nella formula classica e di legge delle “piene facoltà mentali” la signora Amelia, consapevole dell’atto in questione, nominava unica erede universale, proprio la sessantenne, riconoscendole anche lo status di figlia adottiva. Anche quest’atto di adozione, secondo i parenti dell’85enne, è un imbroglio. Ma, ci sono anche altre carte, con visibili aggiunte fatte a penna, date aggiustate e firme sovrascritte. Nell’attesa di scoprire se in questa storia giudiziaria, dove finzione e realtà si sono mescolate fra loro, c’è davvero un raggiro o meno, la ricca ereditiera, s’è guadagnata un’accusa di “circonvenzione d’incapace”. La donna, convinta di essere nel giusto e, per nulla intenzionata a passare per un’approfittatrice e senza nessuna voglia di “mollare” il patrimonio di famiglia, ha dato incarico all’avvocato Roberto Le Pera, di difenderla, non solo, dalle accuse della procura bruzia, ma soprattutto, dai sospetti dei “parenti serpenti”. Un classico. Di eri, di oggi e di sempre. 

    Carmine Calabrese

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