EDITORIALE. Il Cosenza ‘kafkiano’ perde e torna piccolo

Condannato, inappellabilmente, dal “vorrei tanto, ma ...”  (di Carmine Calabrese)

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Il cinismo tecnico-tattico e la strafottenza caratteriale di Monopoli, il Cosenza l’ha “resettato” in fretta. In appena quattro giorni, un paio d’ore e una manciata di secondi. Una metamorfosi di kafkiana memoria che ha spiazzato tutti. Contro il Siracusa, i Lupi hanno ritratto artigli e motivazioni, rinviando, ancora una volta, l’operazione quinto posto. Una vittoria, infatti, avrebbe permesso a Caccetta e company di “issarsi” lì tra le vette del campionato, respirando aria d’alta classifica e profumo di campionato “ambizioso e di vertice”. Ma, questa squadra, dall’indole enigmatica, dalla personalità multipla, dal carattere umorale, dalla tecnica limitata e dalla tattica monotematica, non riesce, proprio, a scrollarsi di dosso le paure. Il Cosenza ha paura. Soprattutto di se stesso. Il Cosenza, anche oggi, ha dimostrato che soffre di vertigini. E, anche, parecchio. Probabilmente la “scorpacciata” di gol e di gioco di Monopoli, l’esondazione di complimenti e applausi, hanno travolto il Cosenza, mentalmente, bloccandogli le gambe e “spezzandogli” la fame. Di punti e di vittorie. Probabilmente, se il tiro di Letizia, fosse finito in fondo al sacco, oggi quest’analisi sarebbe di altro tenore e spessore. Ma, certamente, i se, i ma, i forse, o i però, nel calcio, come nella vita, non servono a nulla. Anzi sì, servono solo a far “impennare” l’asticella del malumore e a far “schizzare” i decibel delle imprecazioni. Certo, guardando bene risultati e classifica, il Cosenza oggi poteva davvero lanciare un messaggio al campionato: Eccoci. Ci siamo anche noi. Ma, invece, al triplice fischio finale, esce uno stringato sms al torneo, firmato De Angelis: “forse non siamo ancora maturi”. Io, a dire il vero, il forse lo toglierei. Suona male, è cacofonico in questa frase. Già maturi. Ma, la maturità, non si trova al calciomercato, né si impara sugli almanacchi o si apprende guardando ore e ore di videocassette. Dev’essere qualcosa di innato, nei calciatori, nel tecnico, nella società. Questa componente, preziosa ed essenziale, però, sta mancando e manca. Dall’inizio del campionato. I fischi finali, i mugugni reali, gli scherni virtuali e le “pernacchie” reali, caratterizzano la settimana di “passione” che sta per iniziare. E, all’orizzonte c’è il Catania. Un cliente difficile e ostico. Da affrontare con il coltello fra i denti e con la carica caratteriale a mille. E con tanta fame di punti e di vittorie. E, con tanta rabbia agonistica addosso. Sudando la maglia e tatuandosi il Lupo nella mente e nell’orgoglio.

 

Foto Raffaele Morrone

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