‘Ti distruggiamo la vita professionale e familiare’. Minacciato Massimo Bozzo

Il delegato del sindaco, Mario Occhiuto, ha denunciato alla polizia di avere ricevuto telefonate intimidatorie

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    Nell’arco di 30 giorni, poco più di cinque telefonate anonime e intimidatorie. Ricevute da Massimo Bozzo, ex assessore comunale e attualmente delegato per conto del sindaco Mario Occhiuto al randagismo. Questo il tono delle conversazioni: “Uomo di merda”, o ancora: “Ti distruggiamo la vita professionale e familiare”. Bozzo ha subito le intimidazioni per un mese, poi si è recato in polizia e ha sporto denuncia contro ignoti per minacce, ingurie e moleste telefoniche. Il fascicolo è passato poi alla polizia postale che sta svolgendo i dovuti accertamenti così come la Procura di Cosenza. Il motivo delle minacce? Probabilmente è legato all’attività che Massimo Bozzo sta svolgendo, ossia il contrasto al fenomeno dei “cani vaganti”. Contrasto che ha portato a una sorta di sinergia tra il Comune, l’Asp e le associazioni di volontariato. Sinergia che è stata contestata dall’Aic, ovvero “Associazione adottami in Calabria” La prima telefonata risale a fine febbraio. In piena mattina, uno squillo di telefono, Bozzo risponde ma dall’altro capo della cornetta il silenzio assoluto. Nella denuncia si legge che il “fenomeno si ripeteva ancora nei giorni successivi con toni più inquietanti”. Poco dopo le 11 dell’ 1 di marzo, Massimo Bozzo riceve un’altra chiamata. Dopo avere ripetuto più volte “pronto, pronto”, ecco la replica: “Sei un uomo di merda”. Due giorni dopo la telefonata più allarmante: sono le 9,15, il delegato di Occhiuto è alle prese col suo lavoro. Il cellulare trilla un paio di volte, poi Bozzo come è sua abitudine con voce pacata risponde: “Chi parla?”. Solo che stavolta, invece che del silenzio oppure dell’ingiuria, arriva la minaccia da parte dell’interlocutore anonimo. “Ti distruggiamo la vita familiare e quella professionale”. Il giorno dopo Massimo Bozzo varca la porta della polizia in via Frugiuele e denuncia gli episodi alla squadra mobile. Che dire: di certo èun fatto inquietante. Si spera che possa essersi trattato della boutade di un burlone in cerca di cinque minuti di gloria. O meglio di un’apertura di giornale quando sarà rintracciato dalle forze dell’ordine alle quali dovrà fornire diverse spiegazioni vista la gravità di quanto commesso.

    Astolfo Perrongelli

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