Oreste De Napoli, quella ‘gola profonda’ sedotta e abbandonata. Dallo Stato.

“Divorziato” dalle cosche, punito dalla legge e sfrattato dalla giustizia.

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    Raccontata così, sembrerebbe la storia di un qualunque “povero Cristo”, “inchiodato” dalla disumanità della burocrazia, “sgambettato” dalla vita e “crocifisso” dall’indifferenza generale di uno Stato, apparentemente “forte” con i buoni e “debole” con i cattivi. Ma il protagonista di questa storia, non è uno qualunque, forse, men che meno è un “povero Cristo”, ma è un illustre ed ex esponente della “mala” cittadina, caduto in rovina. Per colpa dei suoi errori, delle sue scelte e delle sue “vite” passate. Il personaggio in copertina è Oreste De Napoli, ex rapinatore incallito, ex organico, per sua stessa ammissione, al clan Chirillo di Paterno Calabro ed anche ex “gola profonda”. De Napoli, infatti, “incastrato”, con dichiarazione più o meno attendibili e veritiere, da “ex” compagni di percorso e di pentimento, dopo una lunga “collaborazione” con lo Stato, iniziata nel lontano 2003, è stato “sfrattato” dalla località protetta, è stato “esiliato” dal programma di protezione ed è stato anche “punito” dallo Stato con la revoca, immediata e inappellabile, dell’indennità. Una storta di “tfr” premio per le sue “dimissioni” dall’Antistato. La storia umana, giudiziaria, morale, personale e “professionale” di Oreste De Napoli, inizia nel 2003, anno in cui, dopo una lunga “militanza” tra i “cattivi” decide di saltare la staccionata ed “unirsi” ai “buoni”. La sua iniziale collaborazione, le sue “cantate”, i suoi segreti e la dettagliata ricostruzione su alleanze, fatti, “’mmualici”, interessi, sangue, rapine, “bacinelle”, permette alla Dda di Catanzaro e alla magistratura ordinaria di Cosenza di “assestare” colpi, quasi mortali, alla solidità delle cosche, indebolendone “esercito”, forza economica e militare, con retate, arresti, sequestri e condanne, dure ed esemplari. Ma, un paio d’anni fa, all’incirca, quest’illustre “ex” amico delle cosche, ex “intraneo” ai Chirillo, ex “malavita”, diventa di colpo anche un ex per lo Stato. Tutto inizia con una denuncia di stalking, inoltratagli da due testimoni di giustizia reggini che “soggiornano” nella stessa località protetta. La denuncia dei due “compagni di vita e d’avventura”, “taglia” come una mannaia il legame tra De Napoli e lo Stato. Senza se, senza ma, senza alcun però, lo Stato presenta il “conto” all’ex collaboratore, “espellendolo” dalla località protetta e revocandogli tutti i “benefit” accumulati, come punti “fedeltà”, nel corso dei lunghi anni di “cantate”. Allo Stato e per lo Stato. L’ultima “mannaia” affilata è quella che “spezza” il legame tra De Napoli, sua moglie e sua figlia e la loro casa. L’abitazione, di proprietà del Ministero dell’Interno, in cui vive De Napoli, infatti, deve essere restituita al legittimo proprietario: lo Stato. Senza ulteriori concessioni, senza concessioni di tempo, senza elargizione di pazienza. Questo braccio di ferro tra De Napoli e lo Stato va avanti dal 2016. De Napoli, nel tentativo di ritrovarsi di colpo senza casa, dopo essere già senza soldi, senza protezione e senza certezze, le sta tentando davvero tutte: le lettere al Ministero degli Interni, le istanze al Tar, le raccomandate alla Dda, le lettere a Nicola Gratteri, le “suppliche” alla Giustizia e alla Grazia. Ma, lo Stato, non vuole sentire ragioni: de Napoli è indesiderato anche in quell’abitazione. E, se entro 30 giorni non provvederà a liberare l’appartamento, verrà sfrattato. Dallo Stato, quello che secondo De Napoli, l’ha prima “sedotto” e poi “abbandonato”.

    Carmine Calabrese

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