Sbarco immigrati a Corigliano. Fermati tre pericolosi scafisti

Farebbero parte di una organizzazione criminale dedita al traffico di essere umani dalla Libia all'Italia

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    Nella tarda serata del 26 maggio, al termine di una serrata attività di indagine avviata in seguito allo sbarco di 635 migranti, di varie nazionalità, avvenuto la mattina precedente presso il porto di Corigliano Calabro dalla nave Vos Hestia, noleggiata dalla Ong Save The Children, la task force investigativa appositamente formata per far fronte al fenomeno degli sbarchi di migranti in que porto, composta da personale della Squadra mobile della Questura di Cosenza, da militari della Sezione operativa navale Guardia di finanza di Corigliano Calabro e da quelli della Capitaneria di Porto del medesimo centro, con il coordinamento del Sostituto procuratore Antonino Iannotta, e del Procuratore della Repubblica, Eugenio Facciolla, ha proceduto al fermo di indiziato di delitto nei confronti di: Khaled Thaled, di 24 anni, cittadino siriano; Ahmad Dej, di 24 anni, cittadino siriano; Siraj Alakari, di 21 anni, cittadino libico.

    Sono ritenuti responsabili: di associazione a delinquere e, in particolare, “organizzavano stabilmente una struttura di persone, che, avvalendosi di mezzi di trasporto terreste e navale, con ripartizione di ruoli e compiti operavano per procurare l’accesso illegale di stranieri nel territorio italiano: con il compito di contattare persone interessate ad entrare illegalmente, via mare, in Italia, dietro il corrispettivo di un prezzo per il viaggio; altri, organizzando ed eseguendo, unitamente a soggetti allo stato ignoti, in tutte le fasi, il successivo trasferimento verso l’Italia; utilizzando all’uopo una rete organizzativa costituita da mezzi di trasporto terrestri, per raggiungere la località di mare di partenza, e navali, utilizzate per effettuare la traversata del mediterraneo in direzione della Calabria; ed assumendo il ruolo di scafisti addetti al governo di imbarcazioni utilizzate per il trasferimento in Italia degli immigrati clandestini”.

    I tre sono anche accusati: “perché, in concorso con altri soggetti allo stato non identificati, conducendo dalle coste libiche verso il territorio dello Stato italiano un’imbarcazione tipo gommone, di colore grigio, priva di bandiera, abbandonato alla deriva, promuovevano, organizzavano ed effettuavano il trasporto, nonché ponevano in essere atti diretti a procurare l’ingresso illegale di numerosi stranieri nel territorio dello Stato, cittadini di asserita nazionalità Nigeriana, Ivoriana, Senegalese, della Guinea, del Mali, del Burkina Faso, del Ciad, del Gambia, del Cameron, e del Bangladesh, privi di cittadinanza italiana e di titolo per risiedere permanentemente sul territorio nazionale. Con le aggravanti: di aver consentito l’ingresso di più di cinque persone; di aver esposto le persone trasportate a pericolo per la vita o per l’incolumità; di aver sottoposto le persone a trattamento inumano o degradante; di aver commesso il fatto allo scopo di trarre profitto, anche indiretto”. In particolare, le indagini effettuate, che si sono avvalse della precisa collaborazione di un migrante senegalese, hanno consentito di accertare come gli individui posti in stato di fermo fossero coloro che in località Sabrata (Libia) facevano parte dell’organizzazione criminale che gestiva il traffico di esseri umani verso le coste italiane, in particolare assicurando la guardia armata all’interno del campo ove erano tenuti nascosti i migranti, per poi imbarcarsi essi stessi, la mattina del 23 maggio scorso dalla spiaggia della stessa località, non prima però di aver lasciato a riva i fucili di cui erano muniti. Gli stessi erano stati poi coloro che avevano materialmente condotto il gommone con i migranti poi soccorso nel Canale di Sicilia.

    I tre individui, dopo la loro individuazione, sono stati trovati in possesso di diversi telefoni cellulari, di denaro contante e di supporti informatici, che sono stati posti sotto sequestro, in attesa dell’effettuazione di un’accurata analisi e dell’estrapolazione dei dati in essi contenuti. I soggetti fermati sono stati poi associati alla Casa Circondariale di Castrovillari. Infine, nella giornata del 29 maggio scorso, il G.I.P. del Tribunale di Castrovillari, concordando pienamente con le risultanze probatorie acquisite, ha accolto la richiesta di convalida del fermo fatta dalla Procura della Repubblica, disponendo la custodia cautelare in carcere a carico di tutti e tre i soggetti fermati.

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