Metroleggera: ‘Si faccia chiarezza sul percorso definitivo della struttura’

Articolo uno chiede alle parti firmatarie dell’accordo come e dove si pensa di deviare il traffico automobilistico, quanto costerà la metro e chi la gestirà. Sarebbe opportuno un coinvolgimento diretto dei cittadini attraverso l’indizione di un referendum popolare

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    Durante la campagna elettorale per le amministrative a Cosenza – si legge nella nota del movimento Articolo Uno – il Pd ed i suoi alleati hanno fatto della metro il perno sul quale far ruotare l’intera proposta progettuale per la rinascita della città, per la mole del finanziamento e per l’importanza che l’opera avrebbe assunto nel disegno della conurbazione con Rende.

    A tali tesi si opponeva con argomenti di segno diametralmente opposto il candidato Occhiuto, poi eletto sindaco, tanto da avere ispirato la costituzione di un Comitato ‘No Metro’ che ha visto la partecipazione convinta di un numero impressionante di cittadini preoccupati di perdere l’agibilità di viale Mancini e non solo. Ed anche a sinistra del Pd, numerosi comitati hanno criticato la scelta della metropolitana leggera, il suo percorso e la sua realizzazione.

    Si può senz’altro affermare che il progetto della metro, le possibili varianti, tutte le implicazioni che ne deriveranno, hanno tenuto banco per tutta la campagna elettorale, evidenziando un braccio di ferro tra Regione e Comune di Cosenza dai toni fortemente accesi. Si è invece pervenuti, lunedì scorso, alla firma dell’accordo di programma. Occhiuto, in evidente contraddizione con le sue posizioni di un anno fa, che gli costarono la sfiducia, sostiene che il progetto iniziale contro il quale si era battuto è stato addirittura stravolto, perché sono state accolte tutte le sue richieste – il museo di Alarico, l’ovovia, il viale Mancini che diventerà un “polmone verde” – e che Cosenza avrà un grande centro pedonale, inclusivo persino del quartiere di via Popilia.

    I rappresentanti del Pd e la Regione – continua la nota – sottolineano l’importanza dell’accordo raggiunto, facendo finta di non vedere che il presidente della Giunta regionale ha accettato di realizzare a spese dei contribuenti quelle opere che un anno fa etichettava dai palchi elettorali come esempio di sperpero di risorse economiche senza senso e senza alcun significato per Cosenza, se non addirittura motivo di presa in giro di Occhiuto, ma che oggi non suscitano alcuna perplessità, in nome del mantra “non si possono perdere i finanziamenti”.

    In tutto questo, nel mezzo restano i cittadini dell’area urbana, che dovrebbero fidarsi ciecamente dei loro rappresentanti politici, cioè gli stessi – Occhiuto a destra e Oliverio a sinistra (absitiniuriaverbis!) – che si sono rimangiati le cose dette durante la campagna elettorale. Arrivati a questo punto, specialmente per un movimento politico “giovane” come Articolo Uno è assai difficile inserirsi nel dibattito e soprattutto farlo non da “tifosi”, atteso che i tempi di avvio dei lavori sarebbero ormai stringenti.

    Non ci pare, dunque, che sia reato di lesa maestà chiedere ai firmatari dell’accordo di conoscere quale sarà il tracciato definitivo di questa metropolitana, se la città di Rende sia consapevole del progetto definitivo e lo abbia trovato soddisfacente, quanto costerà complessivamente la metro leggera, opere accessorie incluse, chi la gestirà, quanti dovranno essere gli utenti potenziali che garantiranno il pareggio di gestione e, di questi, quanti gli studenti universitari (anche alla luce del calo degli iscritti all’Unical), chi si accollerà eventuali perdite di gestione, quanto si risparmierà sulle concessioni date alle autolinee private, come e dove si pensa di deviare il traffico automobilistico in entrata ed in uscita quando viale Mancini sarà inutilizzabile, come saranno gestiti i cantieri e con quali garanzie per i lavoratori.

    Queste solo alcune delle informazioni necessarie per formarsi una opinione precisa su questa opera pubblica che sicuramente stravolgerà – nel bene e nel male – la vita delle nostre comunità e dare un giudizio non fazioso sulla sua realizzazione. E sarebbe grande prova di democrazia un coinvolgimento diretto dei cittadini attraverso l’indizione di un referendum popolare, prevedendo preventivamente momenti di confronto pubblico sull’opera, con politici ma soprattutto tecnici competenti che siano capaci di motivare le due posizioni contrapposte. Ma temiamo – forse ne siamo certi – che la classe politica che governa le nostre istituzioni locali – conclude la nota – non abbia tale sensibilità e sia motivata nelle scelte da ben altre considerazioni che non sia il benessere dei cittadini.

    E così, molto probabilmente, ci ritroveremo alla prossima campagna elettorale a discutere e scontrarci sulla metro, mentre nessuno pare voglia seriamente occuparsi dei problemi dei cittadini, che sono tanti e sempre più drammatici, e provare magari a risolverli.

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