EDITORIALE. Oggi primo giorno di esami

Una prova che non si scorda per tutta la vita, un passaggio importante che, ogni volta, si rivive attraverso amici e conoscenti che la superano, porta alla memoria tanti ricordi. E voi, cosa ricordate della vostra maturità? Molta ansia, un po’ di paura, e alla fine grande liberazione

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    Moltissimi studenti cosentini affronteranno tra poco la prima prova scritta, quella di Italiano uguale per tutti gli indirizzi. Per i ragazzi il solito ventaglio di scelte: analisi del testo, redazione di un articolo di giornale/saggio breve, tema di argomento storico, tema di ordine generale. Sei le ore a disposizione per lo svolgimento.

    C’è chi controllerà, prima di uscire di casa, di aver preso tutti i temi e le versioni e di aver sistemato al meglio la cartucciera: farà qualche prova e, sicuro di sé, si avvierà verso la classe. C’è chi sbaglierà classe, non risponderà all’appello, dimenticherà il documento di riconoscimento nel più completo panico. C’è chi, in attesa dell’apertura della busta, tremerà e non riuscirà a guadare se non il suo banco, le mani, le penne. C’è chi leggerà la traccia più e più volte prima di capire quale fa al caso suo, e chi, una volta effettuata la scelta, farà fatica a costruire una prima mappa mentale che lo guidi nella stesura. Ma, soprattutto, c’è chi, già dopo 10 minuti, inizierà a chiedere con insistenza “me lo passi?” e voi avrete sicuramente chiaro che non si riferisce questa volta né al panino né al cellulare.

    C’è chi inizierà a sudare freddo, in maniera così strana tanto da chiedersi “ma che mi succede?” E c’è chi sorriderà difronte alla traccia pensando “questo ce l’ho, ce l’ho!” E via, sosta in bagno per recuperarlo dal suo nascondiglio. C’è chi, bravissimo, andrà in crisi e chi, sì, proprio quello che il 15 di maggio ancora vi chiedeva “ma oggi chi c’è alla prima ora?”, con apparente calma inizierà a buttar giù qualche pensiero, e via via sempre più veloce completerà la sua produzione.

    C’è chi dopo un’ora guarderà afflitto i fogli ancora in bianco o le brevi e incerte frasi che fino a quel momento la punta della sua penna ha tracciato. E c’è anche chi, senza pensarci tanto, scriverà e butterà giù il dovuto, ricopierà e completerà dopo 2 ore, come ha sempre fatto normalmente in tutte le occasioni durante l’anno. Non ci sono schemi, non ci sono regole, solo emozioni. Non mi è dato di sapere in quale di queste categorie vi riconoscete, ma ho vissuto queste emozioni, come molti di volti per la prima volta quel giorno. Non ho mai insegnato per mestiere eppure voglio dirvi solo ad una cosa: chi vi giudicherà non è lì per distruggervi o abbattervi o altro ancora: si tende a demonizzate i professori mentre questi sono lì con voi e fanno – chi in maniera più evidente, chi meno – il tifo per voi. Siete frutti di un albero che loro hanno potato, concimato e curato per alcuni anni.

    Un po’ come un medico fa con il giuramento di Ippocrate, anche l’insegnante giura che farà del proprio meglio per gli studenti. Guardate loro in faccia, scoprirete che sono persone come voi, come i vostri genitori e zii e sono lì per assolvere ad un dovere: darvi un giudizio, valutare voi come studenti in primis e come persone più in generale. Persone adulte, non più ragazzini capricciosi. E hanno avuto questi anni di tempo per stabilire il voto che vi daranno, non certo hanno bisogno del rigido schema dell’esame finale, che serve semmai a gerarchie più alte. Piuttosto, rispondete a questa domanda: siete voi in grado di dare un giudizio al vostro percorso di crescita, maturazione e studi? Affrontate l’esame con questa idea: è il giudizio che voi stessi date al vostro percorso… e secondo me conoscete già la risposta

    In bocca al lupo, ragazzi.

    Franco Lanzillotta

    Chevassunse.blogspot.it

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