Omicidio-suicidio a Montalto: l’ennesima tragedia consumata tra le mura domestiche (VIDEO)

Gli uomini dei Ris adesso stanno facendo “parlare” la scena del crimine. Il resto verrà dai racconti del vicinato

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    Una pistola fumante. Di rabbia, d’ira, di gelosia. Una pistola fumante, caricata con i proiettili dell’incomunicabilità. Una pistola fumante che “puzza” di piombo, di femminicidio e di morte. In contrada Santa Rita, popoloso quartiere di Montalto Uffugo, l’aria è irrespirabile. L’olezzo di morte e l’odore di tragedia, inquinano l’aria. E’ un odore così forte che fa bruciare gli occhi e strozza il respiro in gola. Contrada Santa Rita da quasi più di un’ora, è diventato un posto spettrale. Un posto dove all’interno di una casa, s’è consumata un’immane tragedia. Una tragedia “scritta” da Giovanni Petrasso, agente di polizia penitenziaria 53enne, che, con la pistola d’ordinanza, ha prima tolto la vita a sua moglie M. G., 48enne, poi, spinto dal rimorso, ha premuto il grilletto contro se stesso. Completando il “puzzle” dell’ennesima tragedia silenziosa, consumata tra le mura domestiche. E, solo per una questione di millimetri o di riflessi, un terzo “tassello” non s’è incastrato nel folle mosaico di morte. La figlia 18enne della coppia, infatti, è sfuggita, miracolosamente, alla pioggia di piombo. Le urla provenienti dall’abitazione e il crepitio dei proiettili hanno “scampanellato come un allarme. Le forze dell’ordine (indagano i carabinieri di Montalto Uffugo, sotto il coordinamento dei militari dell’Arma della Compagnia di Rende, ndr) raccolta la segnalazione d’sos, si sono precipitati sul posto, ritrovandosi davanti ad una scena inquietante. M. G., all’arrivo di inquirenti e dell’equipe medica e infermieristica del 118, era ancora viva. Il suo polso era debole, il battito cardiaco quasi inesistente, tremava di paura e di morte ed era riversa in una pozza di sangue. I tentativi dei medici rianimatori del Suem di salvarla sono stati quasi inutili. La 48enne, dilaniata dal piombo, è morta tra le braccia dei soccorritori. Per Giovanni Petrasso, invece, non c’è stato nulla da fare. L’agente di polizia penitenziaria, facendo fuoco contro se stesso, ha centrato gli organi vitali. La figlia 18enne della coppia, sfuggita miracolosamente alla tragedia, tra lacrime e singhiozzi, ha provato a raccontare agli inquirenti la dinamica dei fatti. Per lei ci vorrà tempo. Bisognerà aspettare che la sua mente, i suoi occhi “smacchino” l’orrore di quelle immagini, la crudeltà di quei momenti, la brutalità di quelle scene. Difficili da dimenticare, impossibili da archiviare. E, ancora più difficili da raccontare. Gli uomini dei Ris, entrati in casa, stanno facendo “parlare” la scena del crimine. Il resto verrà dai racconti del vicinato. I vicini racconteranno i segreti di questa coppia, “scoppiata” all’improvviso come un proiettile. Che “puzza” di gelosia, di incomunicabilità e di morte.

    Carmine Calabrese

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