Omicidio suicidio di Montalto: Riflessioni

I silenzi uccidono, la gelosia e i sospetti fanno anche di peggio: freddano anime, cuori e coscienze. E, seppelliscono promesse d'amore e impegni di complicità e di affetto.

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    Questo non è un pensiero antropologico, nè ha la pretesa di essere una riflessione psicologica, criminologica o comportamentale. Questo è solo un nostro pensiero. Un pensiero che sanguina, che piange, che è sconvolto. Quella di Giovanni Petrasso e di sua moglie Maria Grazia Russo, alla fine, verrà archiviata come una tragedia annunciata. Una tragedia fatta di sospetti, di non detti, di nervosismo, di litigi, di scatti d’ira, d’impennate di gelosia. I colpi di pistola con i quali l’agente di polizia penitenziaria ha prima fatto fuoco contro sua moglie, per poi fare harakiri su se stesso, non hanno solo cancellato due vite, spappolato due esistenze, dilaniato due identità. Hanno, anche e soprattutto, polverizzato quel mosaico di famiglia perfetta che, oggi tutti, proprio tutti, davvero tutti, nel popoloso quartiere dove s’è consumata questa terribile tragedia, continuano ad evidenziare. Sì, perchè, quello tra Giovanni e Maria Grazia, oggi, forse anche più di ieri, è descritta come una storia d’amore. Bella, come una favola. Ma, nelle favole, l’amore non uccide. Mai. E, invece, raccogliendo gli spifferi di quartiere, ascoltando i bisbigli sull’uscio delle porte e raccogliendo i tanti forse che siedono sulle scalinate delle abitazioni, emerge una storia diversa. Emerge un amore forse malato. Di gelosia. Emerge un’unione intaccata dalle fragilità e dai sospetti. Emerge una coppia che, forse, stava scoppiando o già era scoppiata. I soliti ben informati, nascosti dietro i cespugli dell’anonimato, raccontano di frequenti litigi, parlano di continue frizioni. La gelosia s’era impossessata dell’appartamento di Giovanni e di Maria Grazia e aveva finito per occupare anche le loro stesse menti. Maria Grazia, pare accusasse il marito di tradirla. Pare rimproverasse al 53enne di non avere più attenzioni e occhi per lei. O meglio solo per lei. Quelli stessi occhi e quelle stesse attenzioni che avevano permesso a Giovanni e Maria Grazia di promettersi amore e fedeltà davanti a Dio, quello stesso amore che aveva germogliato due figli. Una di 18 anni, miracolosamente sfuggita alla tragedia o, secondo le indiscrezioni investigative, risparmiata dal padre e dalla sua scarica di piombo e morte e un altro di 26 anni, trasferitosi in Toscana per ragioni di studio e di lavoro. Quest’omicidio-suicidio che puzza di femminicidio, che sporca la vita, che attenta l’amore, che spappola la fedeltà e buca le promesse e la felicità di una coppia, forse, poteva essere evitato. Forse se qualcuno tra i parenti, gli amici, i conoscenti, i vicini, di Giovanni e Maria avesse saputo leggere le loro paure, i loro demoni, le loro paranoie, i loro sospetti, forse, oggi, non racconteremo di questa tragedia. Forse, se qualcuno, anche un prete, avesse saputo interpretare o capire i segnali di una coppia in crisi, forse oggi non scriveremmo questa storia. Che fa male. Fa male all’amore, fa male alla vita, fa male alla coscienza collettiva. La tragica fine di Giovanna e il martirio di Maria Grazia è una bestemmia. Solo il buon Dio, potrà avere pietà di loro. E, perdonarli.

    Carmine Calabrese

    Mafalda Meduri

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