Francesco e Romina, storia di una favola d’amore ‘divorata’ dalla depressione

LE STORIE DI COSENZAINFORMA.IT Un amore romantico vissuto dai due in un tempo lontano, ora spazzato via dalla fragilità e dalla gelosia

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    Lui, lei e … quel maledetto vuoto. Che riempie l’anima di negatività, il cuore di fragilità e la mente di paura. Lui, lei e … quel maledetto vuoto in cui sta precipitando la felicità di una coppia e la serenità di una famiglia. In questo maledetto vuoto sta finendo anche la tranquillità di una bimba, costretta a subire inerme le scenate della mamma contro il papà, costretta a vedere il papà difendersi dalle parole di sua moglie, taglienti come quella lame di coltelli appuntiti che l’uomo ha imparato a schivare.

    Questa è una storia che parla di un ricordo d’amore, romantico, come quello raccontato nelle favole, stupendo, come quello descritto in un film strappalacrime, melodico, come quello “suonato” in una chanson d’amour. Questa è una storia che, però, il tempo, le fragilità, la gelosia e una forma silenziosa di inadeguatezza e depressione, hanno progressivamente trasformato. Una storia “indebolita” dalle fragilità, una storia “divorata” dai silenzi e dalla negatività. Francesco e Romina (nomi rigorosamente di fantasia, ndr) si erano conosciuti e riconosciuti in un cinema, in bella serata, calda e stellata, di fine giugno.

    Erano esattamente le 21 di sette anni fa. I due, entrambi classe ’73, per “disintossicarsi” dalle scorie negative di un amore finito e dalle tossine di un periodo non certo felice, avevano riallacciato vecchi rapporti amichevoli e riattivato passioni e passatempi, di una vita fa. Quella sera di sette anni fa, Francesco e Romina, facendo la fila davanti alla biglietteria di un cinema cittadino, si erano guardati intensamente. Si erano sorrisi, tanto con la bocca, quanto con gli occhi. E, in quella lunga sequenza di sguardi sorridenti, si erano reciprocamente dichiarati, corteggiandosi, scegliendosi, volendosi, promettendosi. Quella sera di sette anni fa, era stato il primo ciak di un amore. Un amore, bello, intenso, spontaneo, energizzante. Un amore, a tratti, anche infantile.

    Quello, per intenderci, che fa sentire le farfalle nello stomaco, quello che alza i decibel della musica degli angeli nelle orecchie, quello che fa accelerare il battito cardiaco, quello che fa tremare le gambe, quello che fa trasforma le pupille in cuoricini, quello che sviluppa la produzione di dopamina, quello che normalizza ed equalizza i valori essenziali dell’euforia e del benessere fisico ed emozionale.

    Di colpo, quella sera Francesco e Romina, uscendo da quel cinema, si erano sentiti diversi. Nuovi. Anche più ricchi. Quella sera di sette anni fa, imboccando la via d’uscita della sala cinematografica, avevano sentito e respirato una nuova aria. Un’aria di freschezza, un’aria profumata di speranza e di rinascita. Interiore ed emozionale. Per diverso tempo, Francesco e Romina, hanno vissuto come due piccioncini. Viaggi, concerti, mostre, arrivi e partenze. Regali, improvvisate, feste, cene e vacanze. Francesco e Romina, hanno deciso di andare a vivere insieme, poi di sposarsi, poi di mettere su famiglia. L’arrivo di Ilaria, una meraviglia bionda, con grandi occhi verdi e due attraenti fossette, ha dato ancora più forza a quell’amore.

    Rendendo questa storia ancora più bella, ancora più favolosa. Ma, le favole, anche quelle più belle e romantiche, nascondono delle insidie e delle trappole. Quelle, per esempio, che si trovano tra i puntini sospensivi del “c’era una volta” e tra gli spazi delle infinite parentesi della narrazione. Dentro questi spazi, è cresciuto un vuoto. Un vuoto interiore. Alimentato dalla gelosia, dalle fragilità, dall’incomunicabilità. Un vuoto, cresciuto nella testa e nell’anima di Romina. Un vuoto emozionale, spirituale, cerebrale, deflagrato, come un ordigno dall’elevatissimo potenziale, nella mente di Romina.

    Romina, a causa di un problema sul lavoro, a causa di vecchi ricordi, riaffiorati dentro come incubi, per colpa anche della ricomparsa di vecchie e dolorose ferite del passato, poco cicatrizzate e ancora un po’ sanguinanti, si è scoperta fragile, si è sentita vulnerabile. Ha avuto paura e si è chiusa in un rifugio di silenzio. Per scappare dalla paura e per seminare il suo passato, Romina si è spogliata di tutto. Anche degli affetti. Anche, di quelli più cari. Francesco, così come Ilaria, così come l’armonia familiare, così come la serenità domestica, così come l’allegria, sono diventati degli ostacoli sul suo cammino e lungo la sua via di fuga.

    Romina è lentamente finita risucchiata in un vortice di paura e di fragilità. E, travolta e stravolta da questo tsunami emozionale, Romina ha deciso di isolarsi. Francesco è di diventato un suo nemico. Il loro amore ha iniziato a traballare, proprio come un ubriaco, strafatto di alcol.

    Francesco a Romina non vuole perderla, non ci vuole rinunciare, non è disposto a barattarla con niente e con nulla. Francesco vuole proteggere Romina. Prima che dalle sue fragilità, dalla sua inadeguatezza e dalle sue paure, da se stessa.

    Francesco, ora fa il mammo. Per sua figlia e per Romina. Che, oggi è quella più piccola e anche la più bisognosa di affetto, carezze, sicurezze e attenzioni.

    Carmine Calabrese

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