“E se i duemila studenti fossero solo un artificio per giustificare i numeri di utenti della metro?”

Sull’accordo tra Occhiuto e Crisci per le residenze degli studenti nel centro storico di Cosenza intervengono i docenti Unical Veltri(in foto) e Perrelli

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    Sull’accordo tra il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto ed il rettore dell’Università della Calabria Gino Mirocle Crisci a proposito delle residenze per gli studenti nel centro storico bruzio, intervengono i professori dell’Unical Paolo Veltri e Raffaele Perrelli. “È singolare – dicono i due docenti – che la notizia giunga solo pochi giorni dopo la firma, questa reale e non ipotetica, per portare nel centro storico cosentino sedute di laurea e altre iniziative culturali del dipartimento di Ingegneria civile. Che c’è allora sotto? Probabilmente nulla, forse è una notizia che arriva dal forno dei 40 gradi di questi giorni o è una dimenticanza di rassegna stampa di quattro mesi fa (era il primo aprile). Fatto sta che si è banalizzata una problematica di assoluto rilievo, quasi come se il declino del centro storico di Cosenza dipendesse dalla mancanza di collegamento veloce fra la città e Arcavacata. Vorremmo porre due questioni su tutte, poi, si sa, il due agosto c’è poca voglia di pensare e discutere su cose tanto serie. La prima:è a disposizione di tutti un archivio storico di tesi di laurea sul centro storico di Cosenza che analizzano dai più disparati punti di vista – storico, architettonico, urbanistico, strutturale, infrastrutturale, sociologico – ciò che è accaduto al centro storico bruzio, come fenomeno complesso di matrice multipla e, peraltro, condivisa con tanti centri storicidell’Italia del Sud, conseguenza di scelte urbanistiche errate e/o di naturali tendenze mal comprese e peggio contrastate. È sempre a disposizione di tutti – anche se è un poco più difficile trovarlo e studiarlo – l’archivio dei dibattiti e dei convegni che, a datare dal 1967 (anno di approvazione del PRG di Cosenza), hanno esaminato l’evoluzione (involuzione) del centro storico di Cosenza, che i più attenti studiosi fanno risalire alla scontata rendita fondiaria dei suoli di pianura – leggi aree di pianura e, più recentemente, attorno all’asse attrezzato – e alla tremenda alluvione del 1959. Al Piano Vittorini del 1967 seguirono la scelta di insediare la città universitaria a Nord, ossia a Rende, con le profetiche parole di Andreatta “il campus sia altro dalla città e ne stia lontano” (più o meno); seguì lo sciagurato PRG di Sara Rossi che, aumentando in maniera parossistica il valore fondiario dei suoli di valle, decretò in maniera tombale il declino del centro storico e delle colline cosentine. Vicende diverse – ma ci vorrà tempo e testa per discuterne – ha avuto Rende, che ha beneficiato per tanti anni del campus ma che oggi vede, al pari di Cosenza, il declino del suo centro storico. Dunque – continuano Veltri e Perrelli – ci viene difficile pensare che una città tanto nobile e importante come Cosenza, ricordata anche recentemente dal rettore come famosa solo per i suoi terremoti prima che nascesse l’Università, possa improvvisamente decollare perché finalmente (ma quando?) sarà risolto il collegamento veloce Nord – Sud. E se i duemila studenti fossero solo un artificio per giustificare i numeri di utenti della metro? La questione è troppo seria e, come minimo, ne devono essere coinvolti i comuni di Cosenza e Rende, oltre agli organi accademici. La seconda: le scelte strategiche l’Università le studia e le propone nelle sedi deputate, chesono il Senato Accademico per le grandi questioni di indirizzo politico e culturale e il Consiglio di Amministrazione per gli aspetti più tecnici e gestionali. Ben quattro sono stati i Senati del solo mese di luglio e non meno numerose sono state le riunioni del CdA (una è prevista per il 3 agosto). In nessuna di queste adunanze il punto è stato posto all’ordine del giorno. È evidente, allora, che non si tratta di una delibera di organi collegiali ma dell’auspicio (forse) del solo rettore. Un auspicio che guarda molto lontano nel tempo, perché, se è vero che il trasferimento degli studenti (ma riflettiamo anche su quanto grave sia parlare così degli studenti universitari, come se i loro corpi fossero oggetti inerti nelle mani della governance d’Ateneo) è subordinato alla realizzazione della metropolitana leggera, esso riguarda un arco temporale che coinvolgerà il successore dell’attuale rettore o addirittura il successore del successore. Insomma, siamo di nuovo alla comunicazione senza sostanza e senza fondamento: l’Università – dicono ancora i due docenti – non ha deciso alcunché in materia nelle uniche forme in cui può decidere (delibere di organi collegiali), resta lo spettacolo di un’affannosa sudditanza alla politica e di un reiterato disprezzo di fatto per le regole della democrazia e della vita universitaria. Pensi piuttosto il rettore a rispondere alle interrogazioni che giacciono inevase sulla sua scrivanie, a compiere i suoi doveri istituzionali e non a rincorrere questo o quel politico: ricordi che, almeno in Calabria, è la politica a dover inseguire l’università, non il contrario”.

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