Fusto Eni spiaggiato a Diamante

La Capitaneria di porto è stata avvertita del ritrovamento

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    Il mare non trattiene niente di ciò che non gli appartiene. Prima o poi, restituisce ogni cosa. Così è successo che a Diamante, con le mareggiate di questi giorni, sulla spiaggia è arrivato un bidone targato Eni. Quasi del tutto arrugginito, lascia pensare che stesse navigando da molti giorni o che sulla nave che lo trasportava fosse già in queste condizioni malandate.

    Lo ha avvistato l’ambientalista Francesco Cirillo, che ha avvisato immediatamente la Capitaneria di porto. Al momento non è dato sapere cosa contenga ma presumibilmente derivati del petrolio. Non è la prima volta che questo accada lungo le spiagge italiane, ma non ci risulta che poi si sia saputa la natura del contenuto e, di conseguenza, la sua provenienza probabile.

    I siti Eni sono presenti in tutto il mondo; dalla pagina www.eni.com risulta che in Europa ne esistano in 27 Paesi; aggiornato al maggio 2016, vi si indica una produzione di petrolio e gas in Italia nel Mare Adriatico e Ionio, nell’Appennino Centro-Meridionale, nell’onshore e nell’offshore siciliano e nella Val Padana; nel Sud Italia, il più vicino è quello della Val d’Agri, in Basilicata.

    Qualche anno fa, simili spiaggiamenti si ebbero a Manfredonia; ne seguì un’interrogazione di un locale consigliere comunale, il quale si riservò di invitare il sindaco a informare sugli sviluppi della vicenda, per conoscerne gli esiti e avviare una collaborazione tra le autorità competenti. Identica vicenda a Termoli, dove, in concomitanza del ritrovamento del fusto sospetto, si verificò una moria di tartarughe marine. Per quanto riguarda lo spiaggiamento di oggi a Diamante, pare che alcuni giovani avessero visto un altro fusto, poi probabilmente risucchiato dalle onde.

    Fare chiarezza sull’accaduto è importante, perchè ne va della salute del nostro mare e di tutto ciò che vive nel e con il mare. Se ci adiriamo – giustamente – per la schiuma, dovremmo tutti manifestare la stessa sensibilità e indignazione per simili sospetti ritrovamenti.

    Tania Paolino

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