Paolo, da Milano al suo nuovo ‘io’

Ex nutrizionista, ha mollato tutto per vivere di emozioni e sensazioni. Un viaggio, iniziato cinque anni fa

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COSENZA – Un avventuriero d’emozioni, senza tempo. Ci sono persone che scelgono di diventare storie. Storie di riscatto, storie di riscoperta di se stessi, storie di rilancio interiore. Storie, come quella di Paolo (il nome è di fantasia, ndc) che, stanco di “recitare” la parte di un personaggio fuori dal suo tempo, ha deciso di mollare tutto e partire, alla ricerca di quella parte di se stesso che, secondo lui, aveva smarrito. Ed è così che una mattina, di circa cinque anni fa, Paolo, affermato consulente nutrizionista milanese, ha deciso di “dimagrire” quella parte ingombrante di se stesso. Quella parte che, riteneva fasulla. Da allora, la vita di Paolo è diventata un viaggio. Un viaggio, lungo le stazioni ferroviarie, un viaggio all’interno di vagoni abbandonati, diventati “casa”, un viaggio tra ponti, vie nascoste e cuscini di cartone.

Un viaggio che, lo porta ovunque. Insieme al suo, inseparabile e ingombrante, zaino. In quello zaino, c’è tutta la sua vita. I suoi ricordi, le sue paure, le sue speranze e il suo futuro. Barba lunga, folti capelli raccolti dentro fermagli e lacci, Paolo è un avventuriero. Un avventuriero, senza tempo. “Per strada – dice, sorseggiando una birra, mi guardano con sospetto. Gli sguardi delle persone, i loro occhi scrutanti, le loro smorfie facciali, mi feriscono, più di un cazzotto in pieno volto. Più di una parola offensiva, ben assestata alla bocca dello stomaco.

L’Italia, per quanto tenti di mostrare il suo volto tollerante, è un paese pieno di pregiudizi, di paure. La diversità, spesso, spaventa. A me, però, spaventa, molto di più, l’ignoranza, la faciloneria con cui si giudicano le persone, il pressappochismo con cui osserviamo gli altri. Anzi, più che spaventarmi, mi terrorizza”. La vita di Paolo, inizia con il primo sorgere dell’aurora, annunciatore di un nuovo giorno. Ma, anche, annunciatore – ribadisce – di “un nuovo percorso, con me stesso, verso me stesso, per me stesso”. Prega, canta, saluta gli alberi, fa la riverenza al sole, fa l’inchino alla luna, si affida alla protezione delle stelle, parla con la natura, riflette, pensa, ascolta. Il vento, il mare, i suoni. E, tutto quello che proviene dal suo incontaminato mondo interiore. “Abbiamo smesso di sentire. L’unica cosa che sentiamo è la nostra voce, megafono del nostro egoismo.

Zittiamo le nostre emozioni, le nostre sensazioni, con il fracasso del caos. Non quello che abbiamo intorno, bensì quello che ci portiamo dentro e dietro”. Paolo, due lauree in tasca, un master in dietologia e nutrizione, è appassionato di filosofia, di cultura orientale. Parla frequentemente cinque lingue, arabo e cinese compresi. La sua ultima meta è Guardia Piemontese, ennesimo itinerario di un viaggio, iniziato cinque anni fa, da Milano. “Più che in una metropoli, mi sentivo dentro una giungla”. Ed è proprio la voglia, la necessità di allontanarsi da questa giungla, che l’ha portato a questa scelta. “Sicuramente radicale – riprende, tenendo stretto in mano un ciondolo di legno, diventato più protettivo di un amuleto – sicuramente, per molti, inconcepibile.

Non per me. Ne sono sempre più felice. E, poi, è bello di mettersi in discussioni, è un percorso di autoanalisi che sto facendo con me stesso”. L’unica cosa che conserva del suo ieri, è una foto. “la conservo, non perché mi manca il mio passato o sono nostalgicamente attaccato a chi ero ma, solo, perché mi voglio ricordare di non ritornare ad essere un uomo, affermato e stimato, per il suo ruolo, non per la sua identità. La natura, il sole, la luna, le stelle, il mare, Dio, non ti giudicano. Non ti fanno sentire inadatto, diverso, sbagliato. Ti fanno sentire autentico e vero. Ecco, voglio essere così. Vero”. Buon cammino Paolo.

Carmine Calabrese

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